Un pop sottile, un'essenzialità che ben sottolinea l'urgenza espressiva della spontaneità
Il disco di Giuliano Vozella arriva con la freschezza della primavera, con una leggerezza in punta di piedi che ha del tenero. Nell'intimità delle sue stanze, "All these songs" sono poesiole dall'arrangiamento semplice, ma caratterizzate anche da un'armonia ricchissima, nonostante l'essenzialità di voce e chitarra e pochi altri misurati interventi di percussioni e cori. Un'essenzialità che ben sottolinea l'urgenza espressiva della spontaneità. E' un pop sottile e che profuma di fiori e di colori pastello, come un City & Colour senza episodi tristi, con la stessa cantabilità, la stessa voce sottile ma ferma, la stessa maestria con lo strumento.
Ricordate l'effetto che fece "Antananarive" dei Second Grace? Una voce d'angelo che si presentò all'Italia cantando in inglese con una chitarra, e fece innamorare mamme, figlie e pure i figli. E' il destino che auguro a Vozella, a cui però consiglio di lasciar perdere l'italiano. L'episodio "Peccatori" ha un testo inutilmente impegnato e metricamente forzato e la chitarra si concede ritmicamente al blues che fa tanto Pino Daniele, ma nei suoi periodi di defiance. Per il resto un'ottima opera prima, da inserire tra gli "Artist to watch" per il prossimo futuro.
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La recensione Notes Through The Years di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2012-03-21 00:00:00
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