Riedizione dogmatica del colosso psichedelico, ma in una chiave simpaticamente amatoriale.
Oscura quanto altisonante sigla, per questo combo padovano votato a un magma psichedelico abbastanza trasversale, dove convivono i padri fondatori (leggi Pink Floyd, in “Dark Veil/ Black Screen”) e il funky acido sperduto, in un multiverso surcodificato di riferimenti, come nell’apripista “Off The Mask”, dove, appunto, gettando la maschera, si scopre pure il limite consustanziale al progetto.
Qualche tempo fa, la band avrebbe “meritato” l’ambivalente stigma post-rock; oggi il tempo è davvero trascorso, oltre il massimo consentito, e non solo per parte di una critica spesso modaiola, bensì per una sensibilità generale all’ascolto, di molto passata oltre lo standard qui proposto.
21 minuti lunghi quanto un’intero excursus sonico, in cui convivono tutte le adiacenze al “genere”, con fugaci splendori didascalici, sottolineati dal sax, ma anche con ascolto logorato dai segni del tempo. In un sunto pacificato tra anacronismo ed esercizio di maniera.
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La recensione Külső Kör Ürës Kör Bëlső Kör di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2012-02-14 00:00:00
COMMENTI (7)
luca gazzi ci vuole pazienza a leggere il tuo post, ma che
Vuoi dire ?.... ma piantala
*avervi disturbato
ci vuole anche molta pazienza a leggere certe cose... detto questo, ci dispiace avervi per 21min - più altri 3min per scrivere questa "recensione" e gli altri minuti che vorrete continuare a dedicare su questa discussione per convincerVI della vostra "sensibilità generale all’ascolto, di molto passata oltre lo standard qui proposto." In bocca al lupo.
Federica Suman il mondo della musica va a rotoli perche' tutti pretendono di pubblicare qualsiasi cosa, anche le prove in cantina..... e non vogliono accettare critiche, e ci vuole molta pazienza a recensire il vuoto.....
Ringraziare per la pazienza.....
Ecco perchè il mondo della musica va a rotoli.
Federica Suman :".... Il post rock dopo un po' annoia...." anche loro pero'.... e poi scusa ma questa roba qui' sara' fatta' da chi ancora suona "per amore della musica" ma e' di uno stantio e retrogrado evidente, queste cose si facevano almeno 40 anni fa ma molto meglio, e invece di prendertela con Valenti (" virtuosismi verbali ?!?...")dovresti ringraziarlo per la pazienza (....) e l'attenzione che ha avuto nel scrivere una obbiettiva e circostanziata recensione
Ho l'impressione che sia la recensione ad essere un esercizio di maniera che si perde un po' troppo in virtuosismi verbali e dimentica l'aspetto fondamentale della questione: questo EP è COMPLETAMENTE improvvisato.
Già solo per questo motivo, trovo che un ascoltatore sensibile non possa che apprezzarne le sonorità. Anche se la "sensibilità" di cui si parla nel testo sembra fare invece più riferimento ad una supposta "raffinatezza" di alcuni orecchi piuttosto che di altri.
Ad ogni modo non credo appartenga a questo genere di artisti il suonare musica per soddisfare la spocchia di chi crede di possedere una sensibilità che va "oltre". Per fortuna c'è ancora chi suona per amore della musica.
Sono d'accordo solo nel dire che il Collettivo Androgino non merita di essere etichettato come gruppo post-rock. Il post rock dopo un po' annoia.