Ottima seconda prova, per il combo laziale votato ad un hard-rock di chiara ascendenza post
Formazione giovane, quella dei laziali Soul Of The Cave, giunti qui alla seconda prova sulla lunga distanza, dimostrando di aver attitudine a lavorar sodo, dopo l’ottimo esordio “Asphalt”.
La loro è una miscela di stoner e metal a forte componente chitarristica (ruvido il riff dell’intro “Foxes & Fruits”), dove richiami a un certo tardo grunge non mancano d’arrivare, soprattutto nello stile del vocalist, ispirato e intrinsecamente nichilista.
D’altro canto, l’amore per il crossover tra post-rock e nu-metal, caratteristica del già citato lavoro precedente, non sembra aver abbandonato il combo, da Shellac a System Of A Down (“New Sonic Dreamers”, “Karimba Ramba”), dimostrando anche qualche velatura punk.
Il disco risulta dunque un maturo sunto di musica hard, complice anche un’acquisita omogeneità tra le composizioni, spesso declinate al personale, o a quanto di personale sia ancora dato conferire a un genere fin troppo abusato; e in questa chiave è possibile riscontrare un'ottima compiutezza in “Friend Sheep”, esternazione davvero originale di quanto finora seminato dalla band.
In definitiva, un lavoro che, se sfrondato di qualche sovrabbondanza referenziale, potrebbe trovar buona collocazione sul mercato internazionale, al pari di nomi spesso ridondanti e sopravvalutati.
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La recensione The Treatment di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2012-02-09 00:00:00
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