Amerigo Verardi e Marco Ancona
Il diavolo sta nei dettagli 2012 - Rock, Acustico

Il diavolo sta nei dettagli

La coppia sa come plasmare musica e parole per dar vita ad un unicum irripetibile

Mi riavvicino alla musica di Amerigo Verardi dopo diversi anni di involontaria astinenza; mi ero infatti fermato all'esperienza Lotus, della quale ricordo solo ascolti fugaci a causa di uno scarso coinvolgimento. Dopodiché, a rileggere le note biografiche che accompagnano questo disco, la consapevolezza è quella di aver mancato diverse uscite dell'artista salentino. Non ultima quella attuale, già in pista da alcuni anni nella configurazione a due e che, a livello discografico, si materializza per la prima volta nella famigerata compilation "Il paese é reale" curata e ideata dagli Afterhours per il dopo Sanremo del 2009.

Successivamente un album registrato live (di cui parlammo benissimo) e solo adesso, a distanza di 3 anni, un disco registrato in studio. E a questo punto toccherà andare a recuperare proprio quel live, visto e considerato che "Il diavolo sta nei dettagli" sembra un lavoro decisamente ben riuscito, con un Verardi in grande spolvero. Sull'apporto, invece, di Marco Ancona non mi sbilancio, ma parto dal presupposto che avendo pubblicato canzoni prescindibili con i Bludinvidia nel corso di questi anni, di certo la collaborazione con l'ex Lula abbia contribuito notevolmente alla sua crescita artistica, visto il risultato finale.

Scendendo nel dettaglio, queste 9 tracce sono goduria per chi apprezza il rock mischiato alla psichedelia, definizione che, con un personaggio come Verardi, può voler dire tutto e niente. Perché l'artista salentino possiede (da sempre) una cifra stilistica talmente personale che diventa complicatissimo tentare accostamenti; sa infatti plasmare musica e parole (utilizzando la lingua italiana) in maniera tale da creare un unicum irripetibile. Per cui, quando si cimenta con atmosfere a lui congeniali, praticamente in 8 casi su 9, ci sono solo applausi. Anche perché, lo si percepisce chiaramente, la coppia non arretra neppure di un millimetro di fronte a un eventuale compromesso: qui dentro c'è solo il loro sound, senza alcuna incertezza che possa minare l'ascolto. Ascoltando brani come "Stanco, stufo, stupido e da solo" o "Pure questo è amore" arriva la purezza di una proposta che non deve niente a nessuno, se non all'ispirazione del momento - e da questo punto di vista ricorda molto l'opera prima di Umberto Palazzo.

Peccato solo per il finale di "Contatto", una sorta di j'accuse recitato (la mente va agli Offlaga Disco Pax) sugli avvenimenti che hanno caratterizzato la storia d'Italia degli ultimi 50 anni, che però non emoziona certo al pari di una performance di Max Collini - anzi l'esito lascia molto a desiderare. Fortuna vuole che, quando attacca la successiva "Majorindiesuperstar", ci si dimentica subito del mezzo passo falso e sembra quasi di ritornare dritti dritti a metà anni '90, ovvero alle atmosfere di "Da dentro" - e per chi non sapesse a cosa facciamo riferimento, ricorrere al peer-to-peer stavolta è quantomai cosa buona e giusta.

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