Antico, giace sazio nella tradizione, medita con punte introspettive, ma un po' letargico.
Folk-blues antichissimo, se non archetipale, “Little Frog” è l’intro a questa raccolta bozzettistica, un po’ naif, un po’ velatamente ambientale (“La classe operaia brucia all’inferno”), tra sample vocali e riferimenti multipli. Musica solitaria per chitarra e spazi ampi, soprattutto riguardante non-luoghi per eccellenza come sotterranei di metropolitane e piazze brulicanti di gente indifferente.
C’è Dan Matz, ma anche Bonnie Prince Billy, quando sprofonda nella palude blues, accompagnato da Matt Sweeney. In questo senso, notevole il fingerpicking di “God bless the bankrobber”.
Le assonanze con l’universo americano tout-court, per questa one-man-band (Matteo Fiorini), sono l’ossatura stessa del messaggio, veicolante tutte le meravigilose solitudini di brani delta come “Ma Maison” e “Le Train”, dove però è difficile intravedere una netta distinzione tra tradizione e mero standard - contenitore di un immaginario troppo codificato per essere seppur vagamente attuale.
Dunque, ammesso che non si voglia rintracciare in questo lavoro nulla che riverberi sostanze dei nostri decadenti giorni – peraltro, scelta anche apprezzabile se non necessariamente condivisibile - beh, allora, l’ascolto potrà riservare calde cavità e morbidi scivolamenti introspettivi. Diversamente, la noia attende pericolosamente dietro la porta.
---
La recensione Merde, il pleut. di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2012-02-27 00:00:00
COMMENTI