Il post-rock, termine abusato, strumentalizzato, nondimeno funzionale, è una galassia esplosa con un fragore talmente assordante, che ancora oggi ne possiamo vedere bagliori di luce riflessa, nella consapevolezza di star assistendo, appunto, ad uno spettacolo già avvenuto, una scena archeologica di tanti eoni fa.
I Lamalora recano nel loro nominativo un sincero tributo a Beppe Fenoglio, immenso e compianto umanista del secolo scorso. E la loro musica è post-rock - anche se a pensarci tutto è post, dopo il rock - allattatto a tutto un immaginario chicagoan, che va dai Don Caballero alle liquide e matematiche lepidezze dei Tortoise.
Anche se, di primo acchito, l’archetipico math de “L’inevitabile pettine", la quasi bossa nova di “Masticare con lentezza” e la slintiana “Cosa ti ha ridotto a un colabrodo” potrebbero sembrare mera declinazione didascalica di un universo fin de siecle fin troppo indagato, in realtà le otto composizioni di questo lavoro risultano animate da un carattere e una forza tali, da poter sopperire egregiamente alle trappole disseminate dal genere.
Per amanti del post, ma anche per chi ne volesse riscoprire perle che costituiscono un'indubitabile eredità dei nostri giorni.
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