Ritorno post, per una band di chiari riferimenti storici, ma che ha la capacità di reinventare un codice ormai epocale
La lunga strada del post-rock (ancora una volta meglio ricordare, solo un termine che ha funzione di metodo) è lastricata dei cadaveri di epigoni, emuli e false promesse, o, meglio, promesse non mantenute, perché quando un suono diventa codice puro, ideologia di crismi estetici, finisce con lo svilire sia forma che sostanza, in una sorta di autoconclusiva referenzialità.
Fatta questa amara, un po’ trita, ma doverosa premessa, l’ascolto del nuovo eponimo EP di questi post-rockers nostrani rivela una duplice articolazione, chè se la prima delle due tracce, l’opener “Same Way, Same Light”, ci dice molto di quanto il gruppo ha fatto finora, nella riproposizione di un pattern indefettibile, tipicamente post - appunto -, alla confluenza di band come Caspian, Red Sparowes, Explosions In The Sky, per non citare i padri Mogwai, quindi confinando la song entro quei limiti referenziali di cui sopra, l’altra metà del disco, ovvero “Roots In The Air”, un componimento lirico dedicato allo stoner, in cui l’influenza di una band come i Motorpsycho risulta fondante, disvela invece il solido e personale tratto di una band matura e potenzialmente pronta ad effettuare un salto qualitativo. Ovvero, quello che fanno, lo fanno bene.
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La recensione EP 2011 di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2012-07-30 00:00:00
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