Sei brani tirati, urlati e pestati, racchiusi in uno sfogo che dura mezz'ora.
Ci sta che il suono della batteria sia così martellante e perforante, che sovrasti tutto e che la chitarra sembri andare dove basso e voce non osano, ognuno impegnato per la sua strada.
Ci sta che dei testi non si afferri se non parole sporadiche qua e là, gracchianti e arcigne.
Ci sta anche che per trovare un barlume di linea melodica si debba ascoltare una medesima traccia fino alla consunzione del supporto.
Ci sta: è punk.
Gli strumenti sono capitati lì, presso la sala di incisione dell’Igloo Records di Correggio, in un non meglio precisato giorno dell’inverno 2010-2011 per pura volontà di affermare la propria individualità e non per mostrare che si sanno relazionare l’uno all’altro con garbo e metodo, men che meno per sfornare singoli ammiccanti.
E quindi che punk sia. Meglio se con radici che affondano nel ’77 piuttosto che nei ’90, visto che a noi non piacciono quelle seconde o terze ondate di revival che sanno di muffa addolcita e che dei Green Day e degli Offspring dobbiamo ancora capire il senso vero e l’eredità lasciata ai posteri.
Bravo il trio bolognese a fare casino e a tirare fuori rabbia. A fare scuotere la testa e a fare urlare. Chissenefrega poi contro chi o cosa, tanto mica si deve capire o comunicare. Sei brani tirati, urlati e pestati, racchiusi in uno sfogo che dura mezz'ora.
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La recensione Smokidd di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2012-08-28 00:00:00
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