Pop-rock sulla falsariga di Gianluca Grignani, tecnicamente ineccepibile ma anche terribilmente naif e datato.
Chissà se Grignani è in tour in questo momento. Perchè qui c’è un cantante che gli somiglia tanto da poterlo quasi sostituire quando è malato. È Marco Ferrara, voce degli AudyaRoad. Anche il sound del gruppo non si discosta molto dal Gianlucone nazionale, forse giusto un po’ più distorto, ma a parte questo è quel pop-rock un po’ piacione un po’ middle-of-the-road che furoreggiava in radio tra la metà e la fine dei Novanta.
I testi di “Percorsi inversi” vanno presi per quello che sono, ma se non altro hanno il pregio di instillare dubbi non-sense sulla consistenza ("niente è per sempre / questa notte voglio solo esistere"), la lucidità ("trattengo il mio respiro fermo dentro me / e il mio risveglio è conscio ormai"), e financo la logistica ("come vedi sono qui / per sostenere ogni tua lacrima") di un amore.
A parte gli scherzi, non si possono fare appunti sulla tecnica degli AudyaRoad, visto che il gruppo suona ineccepibilmente per il genere. Ma quanto a gusto e idee, sono parecchio naif (ascoltare per credere il pop-blues di “Spara”, o la ballata “Niente è per sempre” con tanto di assolo flamenco sul finale) e sembrano appena usciti da un freezer chiuso l’ultima volta nel 1997.
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La recensione Percorsi Inversi di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2012-09-07 00:00:00
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