La rivoluzione bussa alle (nostre?) porte e gli Arsenico - tempismo perfetto - ce lo ricordano a gran voce con una canzone e un video che in fin dei conti non sono nient'altro che una debole speranza, una orecchiabilissima e cantabilissima debole speranza. Nel modo che sanno fare loro, semplice e chiaro. Perchè il bello degli Arsenico è questo: sono rimasti sempre, nonostante il passare degli anni e l'ingrossarsi della carriera, naif. Loro vogliono dirti le cose che li fanno incazzare e perché, ma in tutto quello che fanno non c'è nulla della denuncia profetico-pippaiola.
E' una necessità, una banale - ma per questo potentissima - necessità fisica di buttare fuori quello che si sentono dentro. "Quello che fa vivere è un semplice respiro" ("Inutile"). E questo sono loro, un semplice respiro.
Suonano perché, stringi stringi, non potrebbero fare altro. Credo sia per questo che io, come tanti, li ho sempre amati moltissimo senza alcuna vera ragione. Perché sono di una genuinità disarmante. Ma, soprattutto, sono la conferma che genuino e adolescenziale non fanno necessariamente rima con alla buona e non eccellente. L'esplosione finale di "Tramonto", "Strano" (la mia preferita), la chitarra di "Tutto il resto" fanno capire che qui per il pressapochismo non c'è spazio. Innocenti sì, sprovveduti no.
"E' questo che siamo" spazza via del tutto le possibilità di etichettare gli Arsenico come "Linea 77 più giovani". Niente più accostamenti ad altri. Da ora, semmai, sono loro un termine di paragone.
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