E’ da mesi che ascolto e riascolto questo esordio dei bresciani Empty Frames per riuscire a imbastire una recensione che in qualche modo gli renda merito per il prodotto realizzato. Allora, per tentare un’analisi oggettiva, vi dirò subito che molto probabilmente “Less than we could more than we should” verrà apprezzato da coloro che nutrono un debole per certe sonorità di stampo wave, soprattutto per quelle originate a suo tempo oltreManica. Detto questo, non vorrei però fare un torto al terzetto lombardo escludendo gli altri potenziali acquirenti del prodotto; l’album, infatti, palesa non poche qualità e fa pensare ad una formazione già ben avviata in fase compositiva. Peccato, però, che paghi un po’ troppo la dipendenza dai modelli stranieri, fors’anche per la scelta delle liriche in inglese che non godono di una pronuncia impeccabile.
Tuttavia le 9 tracce del cd si lasciano ascoltare con molto piacere, forse perché i continui ‘rimandi’ vengono rielaborati con classe al punto che brani quali “You got a stupid idea”, “An exciting loss of personality” e “Reckoning time” potrebbero vantare, in un ipotetico mondo parallelo, l’heavy-rotation radiofonica. Forse, sosterrete voi, ciò non succede oggi - e in questo mondo - semplicemente perché quel tipo di canzoni sono già state scritte da altri. Io però ribatterei che se la storia è frutto di ‘corsi e ricorsi’, gli Empty Frames meriterebbero molta più attenzione, a cominciare dal sottoscritto.
Chissà, forse nel prossimo disco i tre troveranno la formula magica per assemblare irresistibili melodie da farci spellare le mani per gli applausi. E’ quello che gli auguriamo, raccomandando però a voi lettori di dare almeno un ascolto al loro esordio: in fondo in fondo, ne merita anche più d’uno.
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La recensione Less than we could more than we should di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2002-04-17 00:00:00
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