10 brani in tutto e una carica incredibile, iniettata di punk e hardcore melodico finalmente come Dio comanda.
"Parti di un intero" non è il loro esordio, avevamo già scritto degli Osaka Fire Dragster nel 2009, constatando però in quell'occasione la poca lucidità nel mettere a fuoco l'obiettivo.
Poco meno di 3 anni e ritornano sulle scene con un album a tratti stupendo. Perché stavolta la sensazione è che siano cresciuti davvero, coniugando ottimi testi con della buonissima musica. 10 brani in tutto e una carica incredibile, iniettata di punk e hardcore melodico finalmente come Dio comanda, proprio sulla scia della migliore tradizione.
A tratti i picchi creativi ricordano la proposta de Il Buio, con chitarre taglientissime e una sezione ritmica super serrata, ma le somiglianze non riguardano esclusivamente il sound. Come successe per i vicentini, è infatti d’obbligo citare alcune liriche, riuscendo il quintetto nell'intento di tradurre in parole alcune immagini molto emblematiche. A cominciare proprio dal pezzo d'apertura, intitolato "Del mio fallimento" (la migliore del lotto), in cui cantano la loro idea di sconfitta (“non è un problema non aver più lacrime / è peggio avere solo umori neri da ingoiare / non è un problema non riuscire a ridere / è peggio avere poco fiato ancora per gridare”); l’altra faccia della medaglia è rappresentata da “Un problema di equilibrio” (“bastava un sasso sul percorso ed io cadevo / se mi rialzavo era per via di un buon sostegno non distante / […] a volte ci vuol coraggio per chiedere aiuto / quando pensi di essere caduto talmente in basso”), metafora di una situazione che spesso ci vede protagonisti inconsapevoli. In mezzo a queste due tracce, un’altra istantanea che merita attenzione è “Per rispetto”, dove si racconta della fine (amara?) di un amore (“centimetro dopo centimetro / ti ho divorata partendo dallo scheletro / delle certezze che credevi indiscusse / e per manipolarti le ho rimosse / ora sono solo ed è tutto perfetto”).
Detto del fenomenale tris iniziale, nelle restanti tracce si continua a raccontare con altrettanta lucidità di tanti fenomeni tipici della nostra epoca: del futuro rubato (“numeri soltanto numeri / ma dove sono i colori nei nostri discorsi / numeri soltanto numeri / solo i semafori danno colore ai percorsi / segni di un'abilità di astrarre per far previsioni / rischiano di estinguere ogni sogno e tutte le illusioni”), del disastro socio-politico a cui spesso assistiamo inermi (“sono orgoglioso di questo paese / vota i mafiosi e poi riempie le chiese / è una democrazia coerente e matura per una dittatura / la meriteremmo tutta/ solo così capiremmo la nostra attuale cecità incosciente che ci illude liberi”) e dell’illusione di vivere un’esistenza che non ci appartiene (“non pensiamo a cosa siamo / saremo solo indossatori in goffi abiti / cuciti male e dai colori che stonano / ma con logica / sarà sempre carnevale”).
Ci sono ancora margini di crescita, ma “Parti di un intero” rimane un gran bel lavoro e gli Osaka Fire Dragster una band da seguire con molta attenzione.
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La recensione Parti di un intero di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2012-05-10 00:00:00
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