Ballate con spigoli blues, cantautorato con le elettriche. Storie d'amore e di vita comune. Quelle di Ugo Cattabiani sono semplicemente canzoni fatte bene, canzoni oneste.
Prima di iniziare ad ascoltare il disco di Ugo Cattabiani è il caso di prendere le parole nuovo e originale e toglierle dal tavolo. Se si parte con in testa il presupposto di cercare queste due categorie, l'album sarà una delusione tremenda. Se invece non vi interessa trovare novità, prego: questo è un signor disco.
"Il Cortigiano" è un album classificabile come folk Made in USA, ovviamente filtrato attraverso i cantautori italiani. In pezzi come "Non credere che vada bene così", il riferimento immediato è al Guccini di "Un altro giorno è andato", in altri passaggi il rimando, invece, è al De Gregori più legato alla ballad e all'eredità del Dylan elettrico.
Lungo questi suoni, Ugo Cattabiani costruisce un album di pulizia e misura invidiabili. Suono coerente, immaginario chiaro e ben definito. Ballate con spigoli blues, cantautorato con le elettriche. Storie d'amore e di vita comune. Con due eccezioni, sia dal punto di vista musicale che dei testi.
"La passeggiata" è un recitato che ricorda per sonorità i ManzOni, ma che si caratterizza per un testo impegnato, che attacca il mondo della politica, senza mai cadere nella retorica. Il pezzo successivo è il più strano e, a suo modo, geniale. "I Cortigiani" riprende una parte del libretto del "Rigoletto", dandole però un andamento da canto anarchico e innestando una chitarra elettrica. Detta così può sembrare una sparata intellettualoide o qualcosa di inascoltabile. Sbagliato: è un pezzo che funziona, un'idea intelligente.
Così come intelligente è tutto il disco. Quelle di Ugo Cattabiani sono canzoni fatte bene, canzoni oneste. E, come cantava qualcuno, "a culo tutto il resto".
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La recensione Il cortigiano di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2012-04-06 00:00:00
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