L’ondata di neo-garage alla Strokes ha fatto molte vittime in Italia, tra cui i But What’s. Hanno ancora parecchio da lavorare, però.
Poster dei Libertines appeso in camera, Fender Stratocaster Made in Mexico a tracolla, un numero vecchio di NME che spunta da un cassetto. Che l’ondata di gruppi di qualche anno fa, inaugurata dagli Strokes, abbia fatto molte vittime nel nostro paese è innegabile: basta vedere quante band si rifanno a quella breve ma prolifica stagione.
I But What’s sono una di queste formazioni: sound sporco e animato, chitarra ritmica dal piglio funkeggiante, batteria essenziale. Le quattro tracce di “We’ll never be like you” mostrano però un gruppo ancora acerbo strumentalmente e ai limiti dell’impreparazione totale per quanto riguarda la voce: certo, il genere non richiede performance perfette, ma un minimo di intonazione e di convinzione in più non guasterebbero.
Detto questo, il demo contiene anche qualche spunto, come il bridge di “Talent”, il botta e risposta tra le voci di “What do you pretend”, il riff sottotraccia, nell’ultima strofa, di “Time will come when you’ll support us like, if it was all thank you”. Qualcosa da cui partire, ma lavoro da fare i But What’s ne hanno ancora parecchio.
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La recensione We'll never be like you di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2012-04-26 00:00:00
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