Ho ascoltato e riascoltato il disco dei La Madonna Di Mezzastrada per settimane. Ho cercato di farmi coinvolgere dalla struttura dell'album (introduzione, tre canzoni dai testi psichedelici ed allucinati, tre ispirate da personaggi della letteratura classica, tre incentrate su situazioni/impressioni quotidiane, conclusione e canzone bonus) o dai contenuti proposti, ma ogni volta il giudizio conclusivo si è sempre rivelato poco positivo.
L'Intro apre alla prima triade di canzoni (definita “Elucubrazioni” da parte della band) dove a testi piuttosto difficili da seguire si aggiungono linee vocali abbastanza instabili e senza una metrica precisa (come un incrocio maldestro tra Pierpaolo Capovilla del Teatro degli Orrori e Aimone Romizi dei Fast Animals and Slow Kids). La seconda triade di canzoni (definita “Come nani orbi sulle spalle dei giganti”) corregge il tiro e mette a segno qualche colpo interessante (“Jonathan” vince su tutte grazie alle buone melodie e alla voce rimessa nei ranghi), mentre la triade conclusiva (“In mezzo alla strada”) prosegue su alti e bassi (se la parte strumentale si rivela sempre efficace, testi e voce continuano a lasciare dubbi). Cinquantuno secondi di “Outro”, infine, ed ecco “Luci Di Via” e i suoi paesaggi sonori delineati dalle chitarre.
C'è del buono in questo disco, ma a conti fatti è ben poco. A convincere sono principalmente “Jonathan” e “Luci Di Via”, entrambi brani in cui il cantato viene ridimensionato, dando ampio spazio alla parte strumentale (che risulta sempre ben costruita e ben suonata). A deludere è la voce (comprese le cose che dice): su quella c'è ancora molto lavoro da fare.
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