Un gran bel disco, non vedo l'ora di ascoltare il prossimo.
Non solo un meraviglioso titolo, anche un grande disco. Folk eterogeneo ed originale, sia per quanto riguarda la composizione che per il tipo di strumenti coinvolti.
Degne di nota “Don't get down first”, folk acido e psichedelico che mi ha ricordato un primo Beck, “Eyes in windows”, bel vortice sonoro con archi belli spinti, un cantato waitsiano ed un travolgente caos finale, poi “Feeding roots”, classica ballatona struggente e intensa, “Mosquito”, dove la voce è in perfetta simbiosi con i fiati, “Clouds and leather”, gran pezzo psichedelico, vibrante e coinvolgente o “disco”, unica gemma propriomente rock del disco carica e potente e con violini impazziti ma amalgamati perfettamente con la sezione ritmica e le chitarre; tutte lasciano lasciano il segno evidente in chi ascolta. Leggermente sotto la media qualitativa “Wood jacket”, “XIII century blues”, con cattiveria le definireste ordinarie ma di certo non guastano il giudizio sull'intero lavoro.
Un album bello, importante. Vista la padronanza tecnica di questi musicisti azzarderei che potrebbero cavarsela benissimo anche con brani in italiano, sarebbe un cortocircuito più che interessante. Un gran bel disco, non vedo l'ora di ascoltare il prossimo.
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La recensione NOWHERE BETTER THAN THIS PLACE, SOMEWERE BETTER THAN THIS PLACE di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2012-08-07 00:00:00
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