Lost in translation.
E' questa la prima immagine che mi viene nel raccontare questo 1° disco ufficiale degli Iori's Eyes. Teniamoci questo riferimento, chiudiamo gli occhi e lasciamo correre le immagini. Sì, "Double Soul" è un disco bellissimo, capace di alternare atmosfere rarefatte e lucidità improvvise, con un tocco imprecisato tra il decadente e il distaccato. Un disco dall'anima decisamente notturna: poetico, raffinato e solitario. E' il classico disco di cui il discografico major di turno (esistono ancora?) potrebbe dire che mancano le canzoni vere e proprie, ed è vero, ma è proprio quello uno dei suoi pregi, questo è un disco di atmosfere emozioni e paesaggi, qualcosa che si perderebbe a volerlo tradurre secondo i canoni pop discografici settati su standard del secolo scorso. E infatti lo produce La Tempesta International immaginandosi la Warp (Lost in translation).
I 2 numi tutelari sono James Blake (ascoltare "All the people..." ) e Massive Attack (ascoltare "Bubble Gum"), in un ideale passaggio di consegne tra il suono insieme fumoso ed elegante della Bristol anni '90 a quello tipico di questi anni '10, meno ruvido certo, ma con ancora più gelo nel cuore. Prendiamo un pezzo come "Winter Olympics": sono i The XX che cantano con i Portishead, oppure 'in Love With your...', che sembrano i The Weeknd coi Massive Attack (o con gli Aucan, visto che la base è interamente regalata dal trio bresciano). Oppure 'Something's coming...' e 'Vlad', sono i Radio Dept e James Blake che si ammazzano di gin tonic in una giornata di sole e vento gelido nel centro di Stoccolma (o Londra). E a voler continuare coi rimandi, sarà poi che si presta bene come colonna sonora per film e viaggi mentali, questo "Double Soul" starebbe bene per un "In The Mood For Love" girato d'inverno a Copenaghen o, rieccoci, come se fossimo in "Lost in Translation" girato però -appunto- a Milano, in cui l'ascoltatore si trova ad essere una Scarlett Johansson altrettanto smarrita e sola che scivola per una città che non conosce e.
Ci siamo capiti.
Un disco di giovani europei per giovani cittadini del mondo, come recita il comunicato stampa 'registrato in case in affitto a Berlino, Amsterdam e Milano', senza menate di barriere linguistiche o mentali, con quella curiosità randagia che è poesia&bellezza in 2 ragazzi di 23 anni, con quello scarto, quello 'spunto' e quella naturalezza per il mondo, diciamo così, che hanno quei meravigliosi compagni di etichetta che sono gli Aucan e gli A Classic Education.
Un disco giustamente contemporaneo quindi, di quelli pieni di rimandi sospiri codici cifrati che si perdono nel voler cercare di tradurre sentimenti in parole, come questa recensione d'altronde, come quello che ti vorrei dire e non ti dico, come quello che leggi e (non) capisci. Questo disco è il suono che fa il silenzio se lo guardi da lontano e lo vedi brulicare di immagini&desiderio.
Per Rockit è erste Wahl.
Lost in translation.
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