Sembra di uscire dal Bel Paese, e prendere una boccata d’aria, di quell’ossigeno di una trentina e anche più di anni fa, dalle parti di una no-wave - o art-punk - che cambiò le sorti del monolite rock.
Così l’apertura marziale “Third Lemma” motteggia sagacemente Pere Ubu e le anarchiche pantomime del più smagliante David Thomas, nella misura in cui la ricerca vintage della seguente “Song of the three lands” - stomp-blues d’estrazione harsh, pare uscita dalla penna venefica di Captain Beefheart e la sua crew di guasconi ammazza-hippie.
Il duo, che negli anni ha allargato la sua sfera includendo altri musicisti, dimostra straordinaria dimestichezza nella destrutturazione dei codici e attitudine parsimoniosa al recupero di materiali di scarto, nobilitati secondo tradizione (splendido in tal senso, il country-folk di “O My Rope”).
Disarticolato yankee-blues per chitarra/batteria/voce, l’osso spinale della titletrack, dove a coniugare gli Oliver Onions a un altro duo di scarna estrazione, gli americani The Double, ci sta tutta una rilettura ironica e godereccia di materiali iconici stratificati lungo mezzo secolo di R’n’R. E ci sono dentro pure i Teenage Jesus & The Jerks e The Contorsions.
Se qualcuno è alla ricerca della “nuova sensazione”, eccola. In classe Superior.
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