Chissà come ha fatto un flop italiano del 1979 a farsi notare da Avey Tare degli Animal Collective, farsi ristampare dalla londinese Half Machine Records e conquistare Pitchfork. E' andata così e oggi questo disco è un piccolo caso.
Certo che la vita è strana. Questa storia parte in un certo senso da Avey Tare degli Animal Collective, che nel 2010, magnifica in un post un oscuro disco italiano del 1979, scoperto grazie al collega di band Brian Ross Weitz, che a sua volta ne è venuto a conoscenza grazie a Bradford James Cox dei Deerhunter. Come questi ne sia venuto a conoscenza, è un mistero, ma probabilmente ne avrà acquistata la versione rimasterizzata in cd edita dalla Recording Arts il 21 novembre 2003.
A sua volta, questa riedizione, che univa agli otto brani originali "Media” e “Sweet life”, usciti nel 1980 su 45 giri per la francese Barclay, era stata stimolata dalla comparsa nel 2002 di “My time”, brano che originariamente apriva la seconda facciata del vinile e in cd apre invece l’intero album, in “Colette n° 4”, compilation dell’omonima etichetta parigina che schierava nomi come Rapture, Peaches e Primal Scream. Chissà come ha fatto un flop italiano del 1979 a farsi sentire da quelli di Colette. Fatto sta che, dopo che Avey Tare ne ha parlato, la londinese Half Machine Records il 25 ottobre 2011 ha ripubblicato l’album: Pitchfork l’ha magnificato e ora è un piccolo caso. La storia di questo album l’ha già raccontata, primo in Italia, nel 2004, l’ottimo Ivano Rebustini, ma, da bravo e servizievole vicino di casa, vedrò di farvi un riassuntino integrato.
Il nome di Roberto Cacciapaglia probabilmente alla maggior parte di voi non dirà nulla, eppure la sua musica la conoscete di certo: compositore colto, ha fatto un sacco di pubblicità, ha prodotto dischi italiani fondamentali come “G.N.” di Gianna Nannini (1981), “Bandiera gialla” di Ivan Cattaneo o “Vox” di Giuni Russo (entrambi 1983), “Gioielli rubati” di Alice (1985). In più, nel 1975 si è tolto lo sfizio di pubblicare un album leggendario, “Sonanze”, con la tedesca Ohr Records, la mitica etichetta del migliore kraut germanico (colleghi di scuderia, Tangerine Dream, Ash Ra Tempel, Klaus Schulze e Popol Vuh).
Nel 1979, dunque, Cacciapaglia sceglie dopo molte audizioni la bostoniana Ann Steel, attrice del Living Theatre e cantante con un master all’Università del Michigan sulla musica medievale e rinascimentale. Quello che colpisce Cacciapaglia è proprio la sua voce da cantante colta, senza influenze jazz e blues, pulita e lineare: ad essa unisce una finta musica elettronica, che se uno non lo sa che è finta non se ne accorge mica: ma questi suoni, che allora stavano nascendo e avrebbero dominato i primi anni '80, Cacciapaglia li ottiene con pianoforte preparato, catene che ne sfiorano le corde, batteria, chitarra incisa a bassa velocità e poi velocizzata, nastri fatti girare al contrario, clavicembalo filtrato e organo portativo, uno strumento rinascimentale. I testi li scrive la moglie, che ironizza “su un mondo artificiale, condizionato e totalmente incosciente”. Il disco è dedicato alla vita e le opere di Guglielmo Marconi ed è avantissimo: tanto che suona attuale ancora oggi (può davvero ricordare qualcosa degli Animal Collective) e si muove tra disco (non a caso Cacciapaglia avrebbe anche prodotto “Tam-Tam” di Amanda Lear nel 1983), Kraftwerk, Strawbs, Buggles e Kurt Weill. Cacciapaglia, unendo nel 1979 cantato colto ed elettronica robotica (per quanto finta), ha anticipato di un anno gli esperimenti di Klaus Nomi (il cantante lirico robotico anche corista di Bowie in “Lodger”, 1979) e di due anni il successo di Giuni Russo, con cui non a caso avrebbe collaborato l’anno successivo. La Russo, si sa, l’ha scoperta Franco Battiato, il più kraut dei musicisti italiani degli anni 70: e così non è un caso che la fine di questa storia sia la collaborazione tra lui e Cacciapaglia, un fiume carsico che negli anni emerge e s’immerge. E “The Ann Steel Album”? Beh, è bellissimo ed è una pietra miliare. Se non ve lo procurate, vuol dire che vi piace Laura Pausini.
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La recensione The Ann Steel Album di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2012-03-06 00:00:00
COMMENTI (2)
Il 45 giri non fu un flop però ebbe un certo successo nel 1980 (uscì a fine 79) io c'ero!
Grande album. Gli amici "Le Rose" hanno confezionato una bellissima cover version di "My Time". Ascolto consigliato!;)