Stessi colori e stessa identica luce del disco precedente, ma con alcuni ritocchi che lo rendono superlativo.
Mettiamo subito in chiaro una cosa: questo terzo lavoro dei Muffx è un discone!
Sono trascorsi esattamente 2 anni da quando su queste stesse pagine raccontavo della loro seconda opera, descrivendola come un "bailamme (in cui) riescono sempre a venirne fuori egregiamente, grazie ad un livello di scrittura e di arrangiamenti che rendono finalmente piacevole l'ascolto per intero". Sorprende anche il fatto che allora come ora le tracce siano 11 e, ancor di più, che la fotografia scattata 730 giorni fa non si sia sbiadita neppure un po': stessi colori e stessa identica luce, ma con alcuni ritocchi che lo rendono superlativo.
Non si tratta quindi di una fotocopia del disco precedente, ma se "Èpoque" si fosse intitolato "Obsessions vol. 2" non ci saremmo certo sorpresi, anzi. Stavolta la differenza principale consiste nell'uso dell'italiano, il vero e proprio salto di qualità rispetto alla scelta originaria di cantare in inglese. Le influenze, invece, rimangono pressoché identiche, con i soliti Queens Of The Stone Age a farla da padrona ("Dopotutto", il primo vero brano dell'album, ha un tiro degno dei tempi migliori di Josh Homme), forse ancora di più che in passato. In compenso gli arrangiamenti diventano ancora più ricchi e colorati, e i tentativi di incrociare i ritmi tipicamente stoner col folk di matrice salentina (!!!) sembrano essere la chiave di volta dell'opera; da questo punto di vista le tracce più convincenti ci paiono essere "Prega" e "La processione", mentre "Sagra del diavolo (pt. I e II)" e "Il mercante di croci"- entrambe comunque riuscitissime - pagano lo scotto di ricordare fin troppo le sonorità dei Gogol Bordello (probabilmente l'altra principale fonte di ispirazione del gruppo pugliese, essendo già comparsa nella precedente uscita discografica). Molto molto interessante l'esperimento di "False partenze", un altro dei possibili sviluppi del sound dei Muffx, in cui la fisarmonica inizialmente crea un tappeto sonoro sulla falsariga di un tango, per poi esplodere fragorosamente. Affascinante, invece, il finale di "Coincidenze", uno strumentale tipico di una colonna sonora italiana degli anni '70 costruito in forma di suite.
Nient'altro da aggiungere a questo punto, se non il solito consiglio di procurarvi una copia; e se ribatterete sostenendo che di album, in questo 2012, ne ho già consigliati tantissimi, vi confermo che di questo passo stilare la classica "top five" di fine anno significherà sacrificare un bel po' di titoli meritevoli.
---
La recensione Époque di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2012-04-18 00:00:00
COMMENTI