La Giostra del gruppo piemontese gira malinconica sulle rive del mare del nord, accompagnata da una musica che sposa melodia italiana e sonorità artiche.
Un villaggio sul mare, i tetti spioventi delle poche case, bianche come il cielo bianco e basso, gli anziani al pub e i bambini biondi che giocano intorno a una giostra in disuso. Se un'immagine del genere vi causa paranoie e istinti suicidi, state lontani dal Disordine delle cose. Se invece il freddo vi rigenera e i paesaggi nordici vi ispirano, aprite questo bel booklet e titillate la voglia di scappare oltre il circolo polare, prima con le foto piene di acqua e nuvole, e poi con la musica.
Una musica che sa di Islanda, e non banalmente perché registrata nello studio dei Sigur Rós col fonico dei Sigur Rós, ma perché, come la terra in cui è nata, è intrisa della poesia dei quattro elementi: di aria sottile, rarefatta, che si insinua fra i suoni ampi ed evocativi. Di acqua, che scorre ora calma ora impetuosa, o che si blocca in un inverno ghiacciato. E del calore e della vita che nutrono la terra e il fuoco, e riscaldano parole e melodie – la parte italiana dell'album, debitrice al pop elegante dei Perturbazione.
"La giostra" è un disco raffinato e curatissimo – perfino troppo, si potrebbe obiettare, se non ci fossero un po' di lungaggini e un paio di banalità esistenziali nei testi che graffiano la patina di perfettinismo. E che però sono come piccoli rifiuti sulla spiaggia: ti disturbano per un momento ma non ti distraggono al punto di non farti godere attimi e immagini folgoranti, come l'unico, splendido verso “la mia città non ha il mare / e nessuno che la sappia consolare”.
---
La recensione la giostra di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2012-05-11 00:00:00
COMMENTI