Come si faceva negli anni 80: una sola confezione per due album e due band. In comune hanno un'ispirazione ricca, che in un caso si esprime con il folk e nell'altro con il rock.
Al supermercato della musica, “Al-kemi Split vol.1” starebbe nel reparto 2X1. Un solo packaging (molto carino) per due album che in comune hanno la voglia di Gianni Maroccolo di promuovere al meglio le sue scoperte. Di diverso le due band hanno, oltre alla provenienza geografica, la cosa più importante: ovviamente, la musica. E quindi, splittiamo la recensione.
Bastian contrario. Già il titolo, "Due il contrario di uno", citazione di un libro di Erri De Luca, tradisce le ambizioni dei campani Bastian Contrario che, fra suggestioni letterarie, artistiche e cinematografiche, creano un'opera decisamente “alta”. E che va ascoltata più di una volta, per non cadere nell'errore di liquidarla con un “ok, C.S.I.”, tratti in inganno dalle prepotenti interpretazioni di Fausto Tarantino, innegabilmente ferrettiane. Se i C.S.I. ci sono, sono meno figli del punk e più del folk-rock.
Un folk-rock che però non ha niente di caciarone e primomaggesco, nessun centrosocialismo di bassa lega ma un recupero intelligente di strumenti tradizionali, che danno un tocco mediterraneo senca scadere nel folklore turistico, e arricchiscono senza appesantirla un'attitudine che è sempre e comunque rock, sia quando si apre in un ritornello neomelodico – fra mille virgolette - (“Annarita”), sia quando sembra ispirarsi alle musiche che accompagnavano il lavoro nei campi (“Bella è la vita”), sia quando si fa classica, quasi sinfonica (“Parlando canta”). Un bel viaggio sonoro questo offerto dai Bastian Contrario, da fare “anche restando distesi sul divano, e chi l'ha detto che non si può, se chiudo gli occhi arrivo fino a Capo Nord”.
Diverba. La tradizione a cui rende omaggio il sestetto piemontese, invece, non ha niente a che vedere con mandolini e campi di grano, ma solo con il puro rock. Anche in questo caso, però, si punta in alto, con arrangiamenti sontuosi e variazioni che fanno delle canzoni piccole suite, rimandando tanto a nomi storici del beat-prog italiano quanto alle sonorità più moderne ma altrettanto fastose del brit solenne alla Muse. Tutto però senza perdere un tocco pop di fondo che trova il suo spazio nella cesellatura di melodie gradevoli come quelle di “Solo come voi” o “Ilenia” (questa insolitamente country-western), e di ballad sognanti come “Enfant terrible”, che insieme alla rarefatta “In luminol” addolcisce gli spigoli di un album nell'insieme abbastanza impervio (non in senso negativo).
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La recensione Al-kemi Split Vol.1 di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2012-07-11 00:00:00
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