Ritornano gli alfieri incontrastati del genere "canzonetta", carichi e imprevedibili come sempre
Se mai un giorno dovesse accadere il miracolo e capitasse di assistere a una rifondazione culturale di questo paese (non chiedetemi come e quando, però…), il termine “canzonetta” assumerebbe forse un’accezione positiva e a quel punto gli X-Mary verrebbero riconosciuti come gli alfieri incontrastati del genere.
Fantasie socio-politiche a parte, nell'Italia del 2012 succede purtroppo l’esatto contrario e chi si approccia alla forma-canzone abbandonando i soliti, prevedibili schemi, difficilmente riesce ad arrivare al grande pubblico. D'accordo: non è l'ambizione principe della band lodigiana suonare negli stadi, ma la speranza è che - prima o poi - gli X-Mary smettano di essere il solito piccolo grande segreto dell'underground.
Detto ciò, torniamo a bomba sul grande pregio degli X-Mary, ovvero di essere sempre e comunque imprevedibili, anche quando cercano di sganciarsi dalla loro inconfondibile cifra stilistica. "Green tuba" è un tentativo in questo senso, seppur stavolta non si segnalino episodi da "colpo di fulmine", come avvenne in quella fantastica doppietta rappresentata da "A tavola con il principe" e "X-Mary al circo". La carica pank/nois/lo-fai/rocchenroll rimane però invariata e il non-sense per fortuna regna ancora sovrano. Ci sarà persino da rimanere (piacevolmente) sorpresi quando su "La piazza non c'è più" l'assolo di chitarra tributa inaspettatamente i migliori Dinosaur Jr. (!!) - e non vi nascondo un piccolo tuffo al cuore ogni volta che il lettore passa da quelle parti.
Giusto per non lasciarvi nel dubbio, vi rassicuriamo sul fatto che in tracklist compaiono ancora quei brani che si caratterizzano per il classico swing della band ("Solo Mattia mi dà", "Patatracco", "Si mon amour", "Gigia, il cane di Cristiano...", "Alle 18 le capre bevono" e "Io amo te"), così come le immancabili accelerazioni speed-core (l'iniziale "In prima fila", "Pasticciotti", "Tiziano iron", "Viados de porao", "Picante", "Ostrapeka"). Meritano una citazione a parte "La giornata del nuovo pizzaiolo", con il suo retrogusto a metà tra il sintetico e le colonne sonore blaxploitation (lascio scoprire a voi il testo geniale), e l'esperimento a metà tra la fanfara e i videogame anni '80 di "Mi sento solo".
Un elenco lunghissimo come avrete notato, perché alla fine dei conti non è impresa semplice sintetizzare l'universo sonoro di questa band, evitando di menzionare alcuni brani per raccontarvi di altri. E la forza di "Green tuba" consiste proprio in questo, nel farsi apprezzare praticamente in blocco.
Procuratevelo e... tifate rivolta!
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La recensione Green Tuba di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2012-04-05 00:00:00
COMMENTI (4)
Bello sulla fiducia!!! Ora lo ascolto....
interessanti come tutte le produzioni dove c'e' lo zampino Wallace Records. 8
viva!
disco di luce !