Non sentono ragioni. La schiuma alla bocca è la stessa dei due ep precedenti, e ancora si accaniscono sulle stesse ferite ancora non rimarginate. Le loro. Iggy, l'originale "Wild Boy" se ne sta sempre lì, al suo posto, annuendo sornione. Perchè chi l'ha detto che bisogna cambiare formula ad ogni disco. I The Doggs sanno tirare dei gran calci nei denti, col loro rock'n'roll in puro stile Motor City, e questo continuano a fare.

Non sono alla ricerca di gloria o sbarbine, chè tanto qui non ce n'è per nessuno. Hanno un gran voglia di sfogare la rabbia che brucia dentro ("Burning Inside"), la frustrazione ("Destruction of love"), quel bisogno di sesso marcio e inutile ("I got erection"), quello che Rick Moody ha raccontato così bene in "La più lucente corona di angeli in cielo", per dire. E se una chitarra, un basso e una batteria possono aiutare, non è detto che siano abbastanza. Soprattutto per chi, come i The Doggs, non ne ha mai abbastanza. E non impara, ne ha prese tante ma non vuole imparare.
Com'era il titolo di quel libro? Ah sì, "Costretti a sanguinare". Ecco, qui c'è solo gente costretta a sanguinare. Che si costringa da sola o la costringa tutto lo schifo che ci circonda, a noi poco importa. L'importante è che sanguini.
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