Il nonsense non andrebbe spiegato. Mai. Nel momento in cui provi a spiegarlo, in pratica cancelli il non e cambi tutto. Un po' come il principio per cui l'osservatore finisce per influenzare quello che osserva. Quindi, sarebbe dannoso tentare di spiegare i motivi per cui stia ascoltando il disco di René e i Darwinisti almeno tre volte al giorno. Meglio cambiare strada e fare una panoramica generale.
Si parte con "Overland", che riprende la suggestione di Rino Gaetano suggerita dalla copertina e la trasporta in una canzoncina saltellante; "Baffi" invece è un giochino delirante sulla forma migliore per il baffo ("La prossima volta o ti radi / o ti lasci i baffoni alla Stalin / o una leggera peluria alla Sarah Palin"); "Documentari" e "Il disprezzo" sono tra il Bugo westernato e degli Ottavo Padiglione acustici, mentre "<3" vanta una strofa in stile Camillas e un ritornello con gioco di parole che farebbe felice Dente.
Qualche riga per dare un minimo di riferimenti, ma la sensazione è che a René e i Darwinisti di questi riferimenti non freghi veramente nulla. "Negli appositi spazi" è un quarto d'ora di follia calcolata al millimetro, in cui testi al 100% nonsense lasciano intravedere una cattiveria durissima. Chiamatela misantropia, sta di fatto che con canzoncine allegre e più che canticchiabili René e i Darwinisti mettono in mostra uno humour nero che può entusiasmare i cultori del genere.
Per dire: c'è chi stermina chi non sopporta per poi aspettare placido l'arrivo degli avvoltoi, chi esprime tutto il suo disprezzo verso gli utilizzatori di gel e termina la propria dichiarazione imbracciando un fucile a pompa, e chi dichiara "quando penso a te preferisco andare in coma / ascoltare con le mani sugli occhi Supalova". E via così, senza pietà. Un album talmente corto, talmente ben fatto e talmente rifinito nella sua leggerezza, da poter girare in loop per giorni.
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