Pink Holy Days Twenty Eight Minutes 2012 - Pop rock

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Suoni oscuri e atmosfere cupe. Ma se ci fossero più dance e più canzoni sarebbe meglio.

Terza uscita per i Pink Holy Days. L’elettronica analogica la fa da padrona e determina un sound oscuro e misterioso che sarebbe perfetto per una qualche colonna sonora di qualche film di un novello Dario Argento degli anni 10 (per carità, non quello vero, ormai bollito). Il gioco riesce benissimo in due brani come l’iniziale “Shh!” e “Stand By Me”, quarta traccia, cantate e swinganti per quanto può esserlo un disco con le caratteristiche che ho indicato sopra. Anzi, se “Stand By Me” avesse osato di più in questo senso, avremmo una bella traccia di elettronica dance moderna.

Purtroppo il resto del lavoro non segue questi binari: tutti i pezzi hanno un grandissimo sound e un grande impatto, ma nel resto del disco mancano le canzoni vere e proprie, cosa che a mio personalissimo parere resta sempre un grave difetto, a meno che uno non faccia psichedelia, nella sua forma classica o nelle sue declinazioni posteriori e moderne. La preferenza per climi oscuri e poco ballabili è sempre stata una delle caratteristiche della band, ma ritengo che sia anche un limite da superare: altrimenti ci sono le colonne sonore, come già detto, o la temibile possibilità di diventare parenti dei celebrati, ma per me pallosissimi, Aucan (che infatti mi piacciono solo quando spingono sul lato dance, come in "New Day Rising", ma di cui ricordo un concerto noiosissimo, decollato solo nel finale. Indovinate con che brano?).

Per carità: non voglio dire che questo non sia un disco meritevole (anzi, il giudizio è positivo), ma che qui si è persa l’occasione di produrre un grande album. Non sono certo io che devo insegnare ai Pink Holy Days cosa devono fare, ma ritengo che se dessero più spazio alle componenti dance e canzone della loro musica, i risultati potrebbero essere strepitosi. Ma forse non è quello che interessa fare al duo anglo-italiano. Oppure questi sono i classici passaggi di sperimentazione delle proprie possibilità e attitudini che preludono al capolavoro. Staremo a vedere. 

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La recensione Twenty Eight Minutes di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2012-09-06 00:00:00

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