In un periodo in cui il lavoro non è più sinonimo di fatica fisica e mentale ma piuttosto di raro miracolo, il cantautore veronese Ruben sforna un concept-album sull’argomento che sorprende per la sua inventiva. Pare una raccolta enciclopedica di arti e mestieri e, per come lo troviamo strutturato, subito il pensiero corre verso l’impresa di deandreiana memoria attorno ai racconti di Spoon River.
Il modello è alto e forse impossibile da eguagliare, ma Ruben se la cava piuttosto bene. Addentrandosi nelle attività lavorative ben conosciute della nostra quotidianità, con fare ironico e pungente modella frammenti di vita tanto reali quanto tangibili per ognuno di noi. I suoi personaggi sono esuberanti e ossessionati dal proprio lavoro, mostrano senza vergogna i loro lati più teneri e grotteschi e Ruben ne prende atto, giocando con la propria voce e con gli arrangiamenti perché le sue creature siano contestualizzate nel loro habitat naturale. La ballata folk si adatta bene allo spirito di un sindacalista per "Primo maggio", così come un camionista non può che sentirsi un po' rock nell'anima nonostante l'ingannevole titolo "Mammolo".
Io poi sfido chiunque a non dire che il lavoro più duro sia il proprio. Ma se "Disoccupato" è il singolo che lancia questo album, la scelta non può essere casuale.
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