Come definire i Waterproof? Direi...trascurabili. Irrimediabilmente ancorati a un vecchio modo di intendere il rock, inanellano sei brani registrati in modo approssimativo, tinti di sonorità hard rock e grunge, più l'immancabile ballad “Free” (che disco rock sarebbe senza ballad?), che si conclude con l'immancabile assolone di chitarra (che ballad sarebbe senza l'assolone di chitarra?).
I cliché del genere ci sono tutti: il brano eponimo di apertura, il ritornello corale di “Don't lie”, l'ammiccante simpatia di “Never say no to panda”, il riff esagerato di “Stupid fog”. A parte la registrazione sotto la sufficienza, i nostri guitar heroes hanno problemi ad andare a tempo, i chitarristi si dimostrano poco fluidi sui loro strumenti e il cantante ha qualche difficoltà a mantenersi intonato, e inoltre dovrebbe sapere che quel tipo di voce non si improvvisa, la si cura con anni e anni di allenamento alcoolico e tabagista.
Forse si tratta solo di immaturità: non sempre si riesce a trovare la propria personalità al primo colpo e si può sempre migliorare col tempo. Speriamo per loro.
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