Un disco da brividi, questo degli Yo Yo Mundi.
Brividi positivi, di quelli dovuti alle forti emozioni, che vengono percepite esclusivamente dal cuore e da questo diramate a tutto il corpo, che entra in vibrazione. Mentre nel lettore vanno le undici tracce di “Alla bellezza dei margini”, si ha la sensazione che tutti i sensi vengano affinati, con una percezione sottile ed acuta di tutto ciò che ci circonda. Qui troviamo, insomma, la vera poesia, l’arte, espressa in musica. Il sesto album della band di Acqui Terme è proprio quello che ci si poteva attendere dopo la convincente prova strumentale di “Sciopero”, disco edito lo scorso anno e con il quale gli Yo Yo Mundi hanno musicato l’omonima pellicola cinematografica di Ejzenstejn. E dall’88 ad oggi, Paolo Enrico Archetti Maestri e compagni hanno dimostrato di saper affinare il loro tessuto sonoro, partito da un folk-rock allegro e meno impegnativo ed approdato oggi ad un folk-rock d’autore degno di maestri quali Finardi, Fossati, De Andrè. Meritano proprio lo stesso gradino, oggi, la band piemontese, dopo anni spesi con sudore, fatica e lacrime. E un lungo peregrinare tra etichette ed autoproduzioni, forse terminato in questo 2002 con la pubblicazione del cd a cura della Mescal, e con l’augurio che questa etichetta possa dare finalmente largo spazio d’ascolto a questo lavoro che deve essere ascoltato da un pubblico più vasto possibile. Come si fa a non farsi incantare dalla semplice efficacia di “Dio è triste”, dove l’ironia e la disperazione si abbracciano nel cantare “Dio è triste ed io non sono molto allegro”. O dallo stile folk-rock transalpino (Mano Negra, Negresses Vertes) di “Uh, uh, ah, ah”. I cantautori prima citati convergono in quello che per intensità è forse il brano migliore, e che dà il titolo all’album, con la voce di Paolo, l’arpeggio di chitarra ed il violino a creare un’atmosfera sognante. Coinvolgenti le storie di “La casa del freddo” e di “Quattro passi nell’ombra”, così come la linea cupa, struggente, di “Profumo”. Non mancano gli episodi strumentali, solitamente ricorrenti nei lavori degli Yo Yo Mundi (sono due in questo disco), gli spunti rock decisamente aggressivi (“Invano proteso in un tuffo”), gli echi sudamericani (“Ambaradan”). Davvero bella è anche “La danza dei pesci spada”, anche se a tratti mi ricorda “Tammuria” dei Litfiba, ma qui c’è più ricercatezza, più calore, più sentimento. In questa traccia la formazione di Acqui Terme volutamente ci porta lungo una spiaggia siciliana, tra profumi, scenari, vicende tipiche del luogo, che poi vengono approfondite nella successiva e conclusiva “La voce delle onde”. L’elenco degli ospiti è come al solito di grande prestigio, a partire da Beppe Quirici (che già collaborò in “L’impazienza”) e poi i vari Rivagli, Fossati (Claudio), ed altri che aggiungono quel tocco di professionalità in più che non guasta mai e che valorizza il lato emozionale che pochi in Italia sanno regalare come gli Yo Yo Mundi.
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La recensione Alla bellezza dei margini di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2002-05-16 00:00:00
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