Il cantautore impegnato che guarda con sdegno ciò che lo circonda. Roba da anni '70? Eh sì, abbastanza
Il senso del disco di Nicola Casile lo trovi tutto nella terza traccia, "Manuale di retorica". Inizia male, malissimo, con una mini filastrocca imbarazzante ("I tuoi giocano a canasta e a bridge nel club / tuo cugino indossa un bel Moncler / tu invece ti ubriachi col Tavernel / ma c'hai il sangue blu e rimetti creme caramel / tu sei ribell") e prosegue in modo ancora meno convincente con una tirata sui figli-di-papà-radical-chic-finto-alternativi che definire stantia e già sentita è poco.
Nicola Casile si ritaglia così il ruolo del vero antagonista, che guarda con sdegno "i figli dei ricchi" che osano presentarsi come di sinistra, ma che il buon Casile stana a un miglio di distanza. Come dite? Roba da anni '70? Eh sì, abbastanza. Aggiungete un ribellismo generico e una lotta alle convenzioni portata avanti a colpi di frasi fatte stile "sì, è meraviglioso sbagliare". Musicalmente siamo tra un Mannarino meno folk, con alcuni sprazzi di un Caparezza molto molto (molto) light e qualche accento di una commistione tra pop e levare che rimanda agli Otto Ohm. Il tutto mescolato abbastanza a caso, perché va detto che, oltre a una desolante banalità di contenuti, il disco è prodotto parecchio male. Il suono non è compatto, ma non dà certo l'impressione di un lavoro che ricerchi volutamente la bassa fedeltà.
Il momento del riassunto è impietoso: testi scontati e vecchi, musiche senza guizzi, pessima produzione. La fate voi la somma?
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La recensione Tutti volevamo Lenin di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2013-01-12 00:00:00
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