Come avrete intuito fin dal titolo, la nuova - si fa per dire - uscita a nome Casino Royale raccoglie una parte del meglio della produzione di questo ensemble milanese che tanto ha significato nella storia della musica italiana.
Solo pochi mesi fa, tra l’altro, la nuova realtà che gira intorno ai rimasugli della band, ovvero la Royality records, decideva di ripubblicare i primi due dischi - quelli del periodo ska per intenderci - quando i Nostri impazzavano anche oltreManica. Con questo “Best”, invece, viene saccheggiato tutto il periodo che va da “Dainamaita” (’93) all’epitaffio (?) “Crx” (’97), con in mezzo quel “Sempre più vicini” e il cd live che li consacravano al grande pubblico del rock, ovvero quello della fatidica soglia delle (quasi) 50.000 copie.
Peccato che di lì in poi ci sia stato il tracollo - per una serie di problemi di cui ogni (pseudo) informato dei fatti ne dà una differente versione e che quindi non consideriamo in questa sede - e l’anima soul di Giuliano Palma abbia deciso di tornare alle radici piuttosto che proseguire il mirabile viaggio intrapreso da questa sensazionale formazione.
Non a caso la raccolta comincia con “Anno zero”, un po’ come dire che a quell’epoca in Italia l’elettronica mischiata al pop e alla melodia era un fatto di pochi, tanto che così bene come i Casino Royale fecero solo gli Almamegretta. E vedere oggi che a raccogliere i frutti della semina siano (giustamente e solamente) i Subsonica, dispiace non poco, proprio perché la formula di Alioscia & co. ci sembra tuttora imbattibile!
Forse per alcuni “Crx” non doveva essere quello che è stato, così estremo nelle sue soluzioni sonore ma altrettanto affascinante e, sicuramente, avanti rispetto a quanto il nuovo pubblico poteva assorbire. Insomma, bastava replicare singoli tipo “Sempre più vicino” e “Suona ancora”, riscrivere un’altra “Re senza trono”, rifare un pezzo come “Ogni singolo giorno”. E invece no, il progetto doveva continuare con brani come “The future”, “Là dov’è la fine” e la stessa “Crx” (qui manipolata e splendidamente stravolta dai Technogod), tutti brani contenuti in un album che è il manifesto dell’idea di canzone ‘post-moderna’.
Se c’è infatti in musica un concetto di ‘evoluzione’, i Casino Royale ne hanno interpretato lo spirito impeccabilmente: partire dallo ska di “Tam tam party” e “Someone says”, tanto per dire dei recuperi del passato remoto qui presenti, per arrivare a quello che è stato, significa aver compreso il concetto di musica ‘totale’.
Prendete e mangiatene tutti, artisti o semplici ascoltatori: qui c’è un pezzo pesante di Storia!
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