Il comeback del quartetto padovano Putiferio è, come prevedibile, una delirante corsa ad occhi bassi a base di incompromissori sberloni noise e dissonanze abrasive: gente che ha voglia di spaccare i timpani e imbastire un crudo banchetto a base di post-core e devastanti assortimenti rumoristi. L'accacì trasuda sangue quasi al pari di formazioni come Unsane e Jesus Lizard, un'urgenza che si fa pura aggressione sonora miscelando nichilismo no-wave, estetica punk e scellerata disgregazione armonica.
I Putiferio con somma disperazione sembrerebbero voler quasi rappresentare in musica gli affanni e i dolori più viscerali di quella che è fondamentalmente una delle componenti più profonde ed arbitrarie dell'essere umano: quell'amore che ti fa esplodere dall'interno, lacerandoti l'anima. A spiccare è infatti quel "Love" in copertina - degna risposta all'"Ate" del disco prima - smorzato, storpiato e ripetuto tre volte, ed è proprio forse da lì che si vuol partire nell'espressione di una violenza così carnale e sentita. Dall'apocalittica partenza di "Void Void Void", a sprofondare in aciduli e grotteschi abissi, passando per il retrogusto metal-core di "Amazing Disgrace", le spazzate noise-rock di "Hopileptic!", le sardoniche intese di "Can't Stop The Dance You Chicken", l'ottovolante math-core di "My Pitch Black Heart", fino alla doppietta su sentore industrial di "Loss Loss Loss" e "True Evil Black Metal", è tutto un incedere di strumenti intrisi di attitudine dissacrante e corrosiva. Impreziosisce il tutto il violino di Rodrigo D'Erasmo (Afterhours) e la collaborazione di Giulio Ragno Favero (Il Teatro degli Orrori), membro della band nell'esordio "Ate Ate Ate" ed ora in cabina di regia.
"Lov Lov Lov" è come ricevere un pugno in pieno volto e mostrarne orgogliosi gli esiti, tornando a sentire il dolore una volta finita la scarica di adrenalina e l'eccitazione generale.
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