Michele Maraglino è uno che da anni bazzica forum e siti di musica. Uno che commenta e discute, ma che ha deciso di dare un senso anche al verbo fare e si è messo a scrivere canzoni. Canzoni raccolte già in un EP e ora in questo "I mediocri". La musica di Maraglino è semplice: chitarra, basso, batteria. Cantautorato senza pretese di innovazione stilistica, che punta tutto sui testi. Per spendere qualche nome, i primi che vengono in mente sono quelli di due esponenti della defunta scuola romana anni '90, ovvero Pinomarino (l'opening track ricorda "Canzone N.8" del desaparecido cantautore romano) e Daniele Silvestri ("Pensavo di morire", "Vienimi a cercare"), in versione demo o poco più.
Il disco si concentra su tante diverse manifestazioni della mediocrità, giustamente considerata come uno dei segni riconoscibili di questi anni. Mediocrità intesa come mancanza di coraggio, di volontà, di spinta. Il senso di questo ragionamento è tutto nella prima canzone, probabilmente la migliore del disco. Caterve di parole, musica ai minimi termini, linee vocali e ritornello che si fanno seguire da subito. Maraglino ha qualcosa, chiamatelo talento, chiamatela predisposizione naturale, fatto sta che le sue canzoni tirano dentro, sia quando vanno sul versante urlo disperato ("Taranto"), sia quando giocano maggiormente con il pop ("Umida").
Tutte caratteristiche che si impongono quando i pezzi vengono ascoltati singolarmente. Diverso il discorso sull'ascolto dell'intero disco, che finisce per essere parecchio ripetitivo. Come detto, tutto gira intorno alla sovrabbondanza di parole, in grado a tratti di coprire anche la voluta povertà degli arrangiamenti, che raggiungono il massimo della complessità quando viene introdotta una seconda chitarra. Vista l'importanza dei testi, è il caso di segnalare che a tratti Maraglino rischia di sconfinare nel moralismo, soprattutto quando critica per frasi fatte o demonizza l'idea stessa di divertimento ("L'aperitivo"), in una logica bigotta da austerità cattocomunista, che fa a pugni con l'immediatezza di questo lavoro.
Potrebbe essere un problema non da poco, ma anche una criticità destinata a sparire nel tempo insieme alla monotonia, da superare con una produzione meno povera. Per il momento, resta la certezza che Maraglino abbia qualcosa da dire e le potenzialità per farlo in modo interessante.
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