La lezione del rock americano anni ‘70, della prima new wave derivata dal punk e quella del cantautorato più colto si fondono per dare vita al poco convincente “Tradizione elettica”.
L’album di dieci tracce è firmato da Luca Faggella e Giorgio Baldi, entrambi attivi con un certo successo - come testimoniano i premi ricevuti e le collaborazioni in curriculum - a partire dalla metà degli anni ’90.
Il disco, però, non convince: l’anacronismo di ripescare a piene mani le suggestioni degli scorsi decenni senza apportare elementi di attualità nel linguaggio sonoro e in quello compositivo non permette loro di stare al passo coi tempi e li rende autori di un mosaico musicale la cui figura è composta da tanti tasselli chiamati di volta in volta Lou Reed, Bauhaus, Max Gazzè (realmente presente in due pezzi), Joy Division, Diaframma, CSI e via dicendo.
E’ evidente, ad esempio, in “Catarsi, perdita e offerta” il rimando alla triade “Produci consuma crepa” urlata dai CCCP: non sono il songwriting o le melodie a collegare direttamente i due brani, ma lo sfruttare i tre termini affiancati e ripetuti cercando l’ossessione attraverso il timbro vocale profondo e monotono, oltre che il riprendere il tema della crisi di un individuo estraniato dal contesto sociale.
Altre eco sono evidenti in più punti dell’opera e fanno sì che l’attenzione dell’ascoltatore si concentri sull’effetto deja vu piuttosto che sulla fruizione di un’opera con un suo carattere, preciso e maturo, che riesca a parlare agli stati d’animo dell’uomo d’oggi.
Delude anche “Va”, rilettura del celebre brano di Piero Ciampi, in quanto la fedeltà all’originale non aggiunge nulla di nuovo alla bella canzone, lasciando che essa sia un semplice omaggio.
I due devono ancora trovare la formula adatta ad esprimere al meglio l’amalgama delle due forti individualità o forse semplicemente osare di più, staccandosi dal richiamo del passato per abbandonarsi alla ricerca.
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La recensione Tradizione Elettrica di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2012-06-08 00:00:00
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