"Velvet HE1" è un lavoro vario e difficilmente etichettabile, sono nove tracce inzuppate della cupa umidità brianzole e cazzute come il tizio che vende salsicce appena sotto Brixton Hill
Gli italiani lo fanno. Non è questione di farlo meglio o peggio, che per la competizione adesso non c'è spazio. L'importante è fare, esserci, stare al passo con gli altri. Ma poi di che stiamo parlando? Cos'è che bisognerebbe fare? Agire. Inventare. Dare sfogo a quello che passa per la testa più che a quello che chiedono gli altri. Planet Soap è uno di quei progetti che si muovono trasversalmente fra un genere e un altro, fra le diverse frequenze, fra svariati Bpm, attingendo a piene mani da tutto ciò che di buono, negli ultimi anni e anche prima, hanno insegnato gli storici ammaestratori di suoni - da Dilla in su - rendendo i sequencer delle bestie aggressive ma pur sempre addomesticabili.
"Velvet HE1" presenta tracce inzuppate della cupa umidità della nebbia brianzola, incazzate come un pendolare la mattina sul treno zeppo di gente, cazzute come il tizio che vende salsicce appena sotto Brixton Hill e cariche come un club di Detroit.
Qua c'è gente che fa quello che vuole più che quello che deve, cervelli in fuga in altri lidi mentre i corpi restano qua ad assemblare i beat che la mente crea. Ed è bello sapere che oggi, anche in Italia, si muove una scena silenziosamente assordante, lontana dai soliti giri noti affollati di bassi saturi e gente sbronza, che se ne frega delle definizioni e pensa a rincorrere un suono più che un'etichetta. Nel nuovo lavoro di Planet Soap c'è tanta possibilità di crescita quanta voglia di fare, tanta varietà di linguaggio quanta coerenza nei suoni. E il messaggio alla fine è uno: ci siamo anche noi.
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La recensione Velvet HE1 di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2012-05-14 00:00:00
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