"Niente addosso" dei Missiva è un altro di quegli album per i quali diventa difficile stabilire il numero giusto di ascolti prima di approcciarsi alla recensione. Scrivo ciò perché questo disco si svela subito per quello che è, ovvero l'ennesima riproposizione dell'odioso cliché corrispondente alla formula "rock italiano" - un po' come successe recensendo l'ultimo lavoro dei Vanillina - rimesso però a lucido grazie ad una produzione di tutto rispetto affidata ad Amerigo Verardi.
Sono bravissimi i cinque pugliesi, chiariamolo subito: hanno ben chiara in testa l'idea che sta dietro al loro sound, ispirato principalmente alla formula wave dei Placebo. Quindi ritmi sostenuti nella maggior parte dei casi, con l'aggiunta pesante di alcuni inserti di elettronica, funzionali quanto basta per vivacizzare le canzoni. In certi frangenti ("È solo notte", "Ign(i)orante", "L'alternativa") sembrano anche trovare, musicalmente parlando, la giusta chiave interpretativa senza apparire derivativi; il problema sorge però non appena ci si concentra sui testi, di una pochezza imbarazzante. E in questo assomigliano ai corregionali Negramaro, utilizzando modalità narrative molto vicine alla band di Sangiorgi per tutte le 13 tracce dell'opera.
Versi del tipo "Io voglio un'alternativa, esiste un'alternativa, io sono l'alternativa e non voglio più adeguarmi" oppure "Troppe frasi da recitare e silenzi da ubbidire / Noi ci inventiamo una lingua nuova che non ha filtri che non ha censura / E non c’è niente di nascosto ormai, la luce ha invaso tutti gli angoli" sono solo due fra gli esempi più lampanti (ma ascoltando il disco ne troverete molti altri) di come si possa virare in forma indie quello che l’altra band salentina più famosa ha già rielaborato secondo standard mainstream - e, purtroppo per i Missiva, non si tratta di un complimento.
Siamo arcisicuri che non si tratti di un processo consapevole di bieca emulazione, ma dall’esterno le affinità ci paiono notevoli. Non si tratta certo di qualcosa di irreparabile, ma i Missiva per quanto ci riguarda dovrebbero ripensarsi completamente sotto questo punto di vista; perché le loro liriche non raccontano nulla, se non di ipotetici stati d’animo per i quali il grado di empatia da parte di chi ascolta è spesso prossimo allo zero.
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