Non c'è traccia di cose aberranti, ma nella sostanza è un lavoro mediocre che scorre senza sussulti. Apprezzabile lo sforzo, ma lo skip regna sovrano.
Leggo il nome della band e subito penso si ispirino al film di Kathryn Bigelow; loro invece ci tengono a precisare che "non è come molti pensano. Il nostro nome non deriva dal famoso film del 1991".
Per cui non mi illudo di dover immedesimarmi in Mereghetti, tentando improbabili accostamenti tra il capolavoro della regista californiana e questo disco. Mi toccano quindi 10 brani perfettamente aderenti alla classica dimensione del "rock italiano" in cui gli insegnamenti di Afterhours, Ritmo Tribale e Marlene Kuntz sembrano essere gli unici riferimenti a livello compositivo. Purtroppo non bastano le buone intenzioni e le (solite) muse ispiratrici, perchè complessivamente, lo svolgimento di "A fuoco" è ben poca cosa: le canzoni mancano di incisività, pur essendo ineccepibili nella forma. Avrebbero avuto qualche possibilità di fare breccia giusto una ventina di anni fa, ma oggi suonano senza dubbio datate.
La produzione di Cristiano Santini (già Disciplinatha e in seguito produttore per i Diathriba) non ci sembra poi così determinante, limitandosi probabilmente a modellare un sound già definito e con una sua precisa collocazione di genere. In definitiva, su "A fuoco" non c'è traccia di cose aberranti, ma nella sostanza è un lavoro mediocre che scorre senza sussulti. Apprezzabile lo sforzo, ma lo skip regna sovrano.
---
La recensione A fuoco di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2012-10-19 00:00:00
COMMENTI