Miss O Infection 2012 - Cantautoriale, Trip-Hop, Acustico

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Pop sognante che strizza l'occhio al trip hop. Voce intonata e produzioni solide, ma non tutto funziona come dovrebbe.

Esistono circostanze in cui leggere il comunicato stampa di un disco rischia di farti passare la voglia di ascoltarlo e, men che meno, recensirlo. Spiace dirlo, ma questo è il caso dell'album di Miss O, duo italo-belga formato da Odette Di Maio e Jan De Block al suo debutto discografico. Senz'altro chi lo ha scritto puntava ad essere ironico, ma premesse come “Ogni canzone si ispira a una particolare costellazione astrologica ed è stata mixata in giorni precisi, calcolati da Odette. Se apri il tuo cuore, Miss O lo riempirà di speranza, amore ed energia cosmica” rischiano di essere un po' fuorvianti. Ma naturalmente i dischi non si recensiscono basandosi sui comunicati stampa, così eccoci qui, ad ascoltare con attenzione questo "Infection".

I Miss O affondano le loro radici in quel tipo di pop sognante ed etereo di scuola britannica e nordeuropea (difatti cantano in inglese), con qualche suggestione trip hop qua e là. Ricordano vagamente i Moloko, per intenderci. La produzione è all'altezza di un prodotto di spessore, di quelli che rischiano di finire anche in classifica: sound curatissimo, seppure non particolarmente originale, e ottimi arrangiamenti. Anche Odette se la cava più che degnamente grazie a una voce sottile, ma non per questo debole, e tra l'altro è anche molto intonata – cosa che bisognerebbe dare per scontata, soprattutto in prodotti come questo, ma in realtà spesso è considerata superflua. Alcune canzoni spiccano piacevolmente, come "Talk to me" o "The neptunian": non sfigurerebbero in una colonna sonora.

Missione compiuta, insomma? No, non proprio. L'aspetto negativo più invalidante, in effetti, è che i brani di "Infection" si assomigliano tutti, in quella maniera un po' spiacevole che non te li fa distinguere granché l'uno dall'altro. Inoltre, a differenza dei sopra citati Moloko, nel caso dei Miss O le variazioni di ritmica o di intenzione sono davero minime, cosa che rende l'album da una parte molto coerente, dall'altra molto monotono. Insomma: a volte non basta essere bravi per fare un disco memorabile. Resta però un prodotto valido (soprattutto per essere il primo esperimento di un duo di recente fondazione) che potrebbe impreziosire le vostre giornate più malinconiche.

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La recensione Infection di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2013-05-16 00:00:00

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