Si torna indietro di oltre un decennio, ad atmosfere californiane fine '90. Ma ci sono troppe carenze e pochi margini di crescita.
Un bel tuffo carpiato all'indietro negli anni a cavallo tra i due millenni (anni fatti di pantaloncini corti, scarpe da skate e pop punk). Gli Smoothout riassumono a pieno quel periodo musicale: batteria sostenuta, powerchords per colazione e amori liceali. Farlo nel 2012 non mi sembra un'ottima idea, ma autoprodursi un disco, con tutte le problematiche che comporta, è pur sempre un gesto nobile, e va rispettato.
L'opening track “Red (on) Tube” è quella che più cerca di discostarsi dal filone Green Day & co. mischiando il rock'n'roll ad uno spettro di tinte più ampio, arrivando anche al pop vagamente brit. “Raw Temptation” è un'apoteosi delle cavalcate e delle voci acute, perfette per la colonna sonora del prossimo teen-movie (il brano ricorda molto i Rufio) mentre in “Trash Affair” si divertono a fare i cattivi ragazzi dotando la canzone di qualche graffio più distorto e di un assolo molto eighties e poco comune nel loro genere.
Si divertono a suonare, e per questo hanno tutto il mio appoggio. Ma sono carenti su troppi fronti – l'originalità, le capacità tecniche, una pronuncia decente – e purtroppo non vedo grossi margini di crescita.
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La recensione Eighteen Months di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2012-07-23 00:00:00
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