Dietro l'impatto, niente.
In questo periodo mi sto appassionando molto alla figura dell'oramai famoso critico d'arte Andrea Diprè. E' un divertimento partito dal semplice ridere dell'inadeguatezza, dell'assoluta comicità del suo essere comunicatore, ma che col tempo è diventata una fervente osservazione dei tic espressivi della nostra società, della nostra percezione delle cose. Diprè è prolisso, ricorre a tante parole e definizioni, usa schemi sempre orpellosi e spesso senza senso, ma che contengono in sé un vizio del fare moderno, di una quotidianità oramai mediatica: quello di un messaggio sempre preteso, anche quando è la confusione ad essere sovrana.
Spesso questo aspetto può essere presente in un lavoro discografico. “Questa Maledetta Nazione”, terzo ep degli Spasmodicamente, è un album che negli intenti polemizza con un'Italia disillusa e stanca, piena di contraddizioni e promesse mancate, ma che cade nello stesso errore di coloro che contesta: l'assoluta inconsistenza. Nelle sei tracce di questo lavoro, è davvero difficile individuare una realtà davvero contestata, un sentimento stigmatizzato, tutto aleggia tra le mille metafore di fango e nuvole, distanze tra persone, paesaggi desertici abbastanza scontati e versi scontati. Un insieme spalmato tra distorsioni e aperture improvvise, spesso inerenti a quanto si intuisce dalle liriche ("Lacrime di Plastica"), altre volte meno ("Politica & Religione").
Tutto dà l'impressione di essere semplice pretesto per giustificare l'impatto del sound, l'irruenza delle chitarre, il ritmo forsennato dei rullanti. Un'urgenza cristallizzata nell'incapacità di lasciare qualcosa nell'ascoltatore, anche solo uno spunto per non skippare ad ogni traccia. Eccessiva, quanto indigesta.
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La recensione Questa maledetta nazione di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2012-12-13 00:00:00
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