Questi suoni ampi e corposi cambiano la prospettiva, virano verso certe malinconie rabbiose di cui non avevo il ricordo, esercitano una lieve pressione sull’umore: è immediato un senso di profondità, e un tintinnare di nervi. Pesanti dosi di elettronica fatta di nero luminoso, new wave presa per i capelli e trascinata in notti irrisolte, la voce ammiccante e azzeccata: “A Sickness Called Faith” è eccitazione montante, “Last Act” è l’esatto rincorrersi di note nella mia testa quando mi inganni, lo scontro tra il rumore che fai e la dolcezza che vorrei, e “Velvet Shoulders” è una scintilla molto nineties che non lascia scampo, il brano più bello.
“Beg For More” è un disco riuscito, carico di intensità e pieno di spunti, che rimanda alle atmosfere dei miei diciott’anni, ai primi anni novanta, agli anni in cui potevi crederci ancora, e prendertela a cuore ancora, e combattere e ballare per lo stesso identico motivo. In free download sul sito della band, consiglio di scaricare e ascoltare la pioggia dentro e i ricordi, e poi non dite che non è vero.
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