Un grande potenziale pop rock, soffocato da testi sempre sul filo della demagogia
Gli Strip In Midi Side sono pretenziosi, irriverenti, divertiti. "Ci mettono la faccia", ed è una gran bella faccia tosta. Per definire la propria musica hanno coniato il termine NeuroPop, ad indicare un "inconfondibile e originale" cocktail tra rock ed elettronica. Come se chitarre e sintetizzatori non si fossero mai incontrati prima. E se già l'apprezzato disco d'esordio anglofono veniva puntualmente accostato ai principali nomi della scena industrial ed electro-rock degli anni 80, Depeche Mode e Nine Inch Nails in primis, risulta coraggiosa, anche se non del tutto riuscita, la scelta di optare, con questo secondo lavoro, per la lingua italiana.
La formula sonora si mantiene grossomodo immutata, indebitandosi in questo caso con gli eredi nostrani delle sovracitate scene musicali: Bluvertigo e loro epigoni su tutti. E se anche in alcuni episodi la voce di Giotto sembra richiamare il lirismo impostato di Francesco Bianconi, sono soprattutto i vari Soerba, La Sintesi, Megahertz a riecheggiare maggiormente lungo tutta la durata dell'EP, sia nella formula sonora che nel timbro vocale, pur ibridandosi spesso con soluzioni e barriere sonore più prettamente tipiche dell'industrial.
Tuttavia, la scelta degli Strip In Midi Side di cantare nella lingua del proprio Paese sembra scaturire, più che da motivazioni artistiche, dalla ricerca di uno strumento di impegno sociale per poter cantare IL proprio Paese, e denunciare quel capitalismo assuefacente che sta causando la de-generazione di un'intera generazione di giovani. La band partenopea affronta temi di grande attualità (i social network, i recenti scandali del sexgate, la speculazione finanziaria), facendosi carico di una missione di denuncia e ribellione che sembra tuttavia perdere consistenza ad un ascolto più approfondito dei testi: metafore volgari ai limiti del demenziale ("Moody's già lo sa a chi la darà - Moody's deciderà chi se la farà") e refrain di una schiettezza fin troppo esplicita che finiscono per esaltarne il lato farsesco a discapito della sostanziale tragicità di fondo ("V.agra sempre in tasca - di ogni membro fa la Pasqua").
Se va dunque loro riconosciuta una certa nobiltà di intenti, appare molto alto il rischio che questa necessità di provocare a tutti i costi per poter convogliare un messaggio "rivoluzionario" finisca per impoverire l'opera musicale e ridurla a un'asettica base per un discorso politico e polemico sull'orlo del fuori luogo. Il mio, di discorso, lo lascerei comunque aperto, in attesa dell'album vero e proprio, in uscita a settembre, sperando che con la pubblicazione delle altre 8 tracce le idee di base riescano a fondersi e diffondersi in un tracciato un po' più consono al mezzo prescelto.
L'impressione generale è che dietro supponenza e demagogia si nasconda un grande potenziale. Forse quando smetteranno di credersi novelli Che Guevara e cominceranno a concentrarsi sulla musica, riuscirà ad emergere. Per ora, i SIMS ci hanno messo la faccia, "osando, lasciando una traccia". C'è solo da sperare che non la perdano.
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La recensione V.agra In Tasca di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2012-07-31 00:00:00
COMMENTI (2)
non voleva essere un'offesa personale, e mi scuso se è stata presa come tale.. mi riferivo alla metafora in sè, e non dico sia offensiva, mi sembra solo che ponendola in questo modo rischi di essere presa poco sul serio.. poi sì, s'intuiva che fosse riferita alla moody's e ai rating che dà, anche se non avevo colto le sigle, ma il succo del discorso cambia poco. ribadisco però che non è nulla di personale, avevo apprezzato il primo disco e questo assaggio del cambio di rotta non mi convince, ma come già detto non escludo di poter cambiare idea ad album finito.
Considerato che il testo di Moody’s l’ho scritto io,
mi è stato dato del volgare,
ebbene:
se il recensore in questione si fosse limitato a leggere il testo avrebbe scoperto che esso cita:
“moody’s già lo sa A a chi la darà - moody’s deciderà chi se la farà AAA”,
e dunque, di grazia, qualcuno spieghi a costoro cosa stanno a significare sigle come A, AA, AAA ecc. quando si parla di agenzie di rating.
se poi davvero l'ordine sintattico della mia frase risultasse offensivo per una "certa" sensibilità, vorrà dire che da oggi in poi canterò così:
"moody's già lo sa a chi darà la A"
:)
giotto