Sonic FlowersIn altitudine2012 - Rock, Alternativo

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Un esordio onesto, ma soffocato da influenze ancora troppo ingombranti per poter emergere.

Mentre Verdena e Marlene Kuntz intraprendono altre strade, c'è ancora chi difende con le unghie (e con i plettri) quel loro inconfondibile sound abrasivo degli esordi. Basso, chitarra, batteria, voce. Rugginose distorsioni, riff affilati e feedback lancinanti alla Sonic Youth. Percussioni sobrie e ineccepibili. Un basso abile e corposo. E un cantato di chiaro timbro verdeniano, seppur ancora acerbo e dall'intonazione spesso altalenante.

Brano d'apertura dell'EP è "Extralunare". Già nel titolo un richiamo alla "Luna" verdeniana, poi confermato da sonorità e liriche allucinate in seconda persona: "sei inconsapevole di modificare in nero turbine gli sbalzi di umore con confusione", "illudi visioni lunari e crei disturbi mentali".
 Più ruggenti e singolari i pezzi successivi, arricchiti da sfumature noise. "Numero 5" si spalanca su una vorticosa interazione tra basso e chitarra che ricorda i Marlene Kuntz di "A fior di pelle", complice anche la voce, che scandisce cantalenanti agonie in pieno stile godaniano, sia qui che nella title track; mentre "Il delirio del presidente Schreber", dal ritmo frenetico e convulso, illustra la psicosi del magistrato tedesco tramite un'azzeccata atmosfera febbrile, tra chitarre nevrotiche, urla isteriche e un'incalzante sezione ritmica. Composizione più orecchiabile e radiofonica è invece "Nuova pace", convincente amalgama di tre semplici ingredienti: un riff scorrevole e vibrante, strofe dalla poetica decadente, e un breve ma incisivo ritornello ("come fai adesso che tu non respiri più in me?").


Insomma: cinque canzoni ben fabbricate e confezionate. Peccato per quell'ingombrante involucro di "già sentito" che finisce per soffocarne le possibilità di emergere. "In altitudine" rimane comunque un buon prodotto ed un ottima base di partenza per i Sonic Flowers, ai quali manca soltanto la determinazione di voler uscire dal calderone dei gruppi clone e costruirsi una propria, distintiva identità. Per ora sono un po' come degli adolescenti che scoprono i Nirvana e se li iniettano in loop nei timpani come non esistesse altro. Poi crescono. Diamogli tempo.

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La recensione In altitudine di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2012-10-17 00:00:00

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