Un disco pervaso da una curiosa poetica crepuscolare delle piccole cose e segnato da musiche e arrangiamenti molto curati
Raffaele Vasquez sa scrivere canzoni, questo diciamolo subito onde sgombrare il campo da ogni e qualsivoglia equivoco. Non solo.
Si tratta di un cantautore che sa anche interpretare i proprio brani con un’espressività notevole, complice anche una voce che sui registri più bassi offre il meglio di sé.
E ancora, è un autore che non trascura di ascoltare in maniera assolutamente trasversale, apprendere e reinterpretare cifre stilistiche che provengono dal cantautorato italiano più disparato. Sono sufficienti le prime note di “Articolo 832”, seconda traccia, per risentire gli echi (e forse anche qualcosa in più) di alcuni lavori dei primi Baustelle. Oppure il recitar cantando di “Ti giuro firmato Pinocchio”, mutuato, in alcuni casi riutilizzando persino le stesse accentature, da “Te lo faccio vedere chi sono io” di Piero Ciampi.
Quanto sopra per evidenziare, se ancora ve ne fosse bisogno, che questo è un album indiscutibilmente buono; un disco pervaso da una curiosa poetica crepuscolare delle piccole cose, cantata su una piattaforma musicale essenziale e senza fronzoli, ma suonata in maniera eccellente e con arrangiamenti mai banali. Ora, qualcuno potrebbe sostenere che “Senza bastoni tra le ali” non é quello che il mercato (il mercato? Quale mercato?) di oggi richiede. Perché qui non c’è alcuna ostentazione autocompiaciuta del “male di vivere”, propria della nuova ondata di cantautori a là page. Qui troverete, piuttosto, ironia garbata e matura disillusione.
Se avete un'età pari alla mia, e poca puzza sotto il naso, di quelli che sbandierano l'originalità assoluta sempre e comunque, allora Raffaele Vasquez sarà di sicuro una sorprendente scoperta.
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La recensione Senza bastoni tra le ali di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2012-11-20 00:00:00
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