Comincio a stufarmi della miriade di band che continuano a sfornare lavori facendo leva sulle tematiche sociali che già 10 anni orsono avevano spesso inficiato le liriche di buona parte del movimento delle Posse. Per carità, non che non condivida la denuncia, ma farlo diventare l’unico pretesto per realizzare un album di crossover mi sembra sinceramente troppo poco.
Nella speranza che anche voi condividiate il mio punto di vista, viene da sé che il giudizio sull’esordio degli A.D. è in parte compromesso da questo (pre-)giudizio. I Nostri, infatti, faticano ad andare oltre agli standard del genere, dimostrandosi debitori tanto dei Rage Against The Machine sotto l’aspetto musicale (al punto tale che in “Cermis” ci sono molti punti di contatto con “Killing in the name”), che degli Onda Rossa Posse, per quanto riguarda i testi e la relativa interpretazione.
Insomma, con tutto il pò-pò di referenze il quartetto fatica non poco a dimostrare l’effettivo valore; ciò forse succede perché in “Dritto al volto” i suoni risultano piccoli piccoli - quasi a dimostrare, per l’ennesima volta, che bisogna disporre innanzitutto di tecnici veramente speciali (per la serie: “non siamo mica gli americani”) per catturare certe sonorità - e la carica che ti aspetteresti da un disco di crossover è quindi merce rara.
Per il resto nulla da eccepire, ma tanto non basta al sottoscritto per assegnare in pagella la piena sufficienza. Magari dal vivo la band saprà smentirci, come ci auguriamo, piazzando qualche ‘fendente’ al momento giusto; per ora, però, preferiamo andare cauti.
P.S. Nota di merito va, comunque, a “Per questo non dimentico”, traccia conclusiva dai contorni epici (International Noise Conspiracy?) che lascia intravedere un percorso musicale diverso rispetto ai canoni precedentemente criticati. Se i Nostri riusciranno a imboccare questa strada, le nuove composizioni potrebbero regalarci qualche bella sorpresa…
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