Assoloni, cori da stadio, donne e motori: consigliato ai fan di Axl ed AC/DC, meno agli altri
Che i Dobermann sappiano suonare e abbiano un bel tiro, è indubbio. Che siano cresciuti a pane AC/DC e Guns (tant'è che il loro frontman Paul Del Bello è andato in tour con Steven Adler), altrettanto. Che abbiano un immaginario ultratamarro tutto motori ("Quando l'asfalto grida"), assoloni ("Negativo"), tempi veloci ("Shoryuken") e cori da stadio ("Rosso"), ancora di più.
Che abbiano un debole per Alberto Camerini ("Mi sono trasformato in un robot") è un po' meno sospettabile, ed è una gradita sorpresa per chi è allergico a un certo tipo di estetica macha dei tardi anni Ottanta. Perché questo disco (nonostante le dichiarate velleità punk, che rimangono nel cassetto delle buone intenzioni) è decisamente rivolto agli appassionati di quelle sonorità, che potrebbero però dividersi sul cantato in italiano dei pezzi: pur discretamente costruiti dal punto di vista metrico, e con qualche intuizione catchy, messi a confronto con gli episodi in inglese ("Tutto ok" vs "Fear of the UK") si rivelano un filo meno efficaci; benché, invero, questo sia un problema più intrinseco al genere amato dalla band piemontese che realmente legato alla loro scelta dell'idioma. Ma nulla vieta invece che i fan italiani di Axl e dei fratelli Young non scoprano nell'album dei Dobermann una nuova via al loro sound di riferimento.
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La recensione Dobermann di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2013-10-11 00:00:00
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