Eroma Baal-zebub 2002 - Strumentale, Psichedelia, Noise

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Fa piacere osservare come nella laboriosa fucina dell’indie italiana, sia sempre più spesso utilizzato come utensile creativo il binomio ‘suoni e visioni’; ed è per questo motivo che se mi si dovesse chiedere un solo termine per sintetizzare il secondo album degli Eroma, molto probabilmente lo definrei ‘intimista’. Si, perché non è difficile individuare nei testi e nella musica della band veneta una spasmodica ricerca interiore, un’amalgama di vedute cerebrali a volte cupe ed inquietanti a volte ariose e carezzevoli.

“Baal-zebub” è un album ricco di atmosfere rarefatte che si fondano su un mix, non sempre riuscito, tra post-rock e psichedelia con richiami marcati all’elettronica e all’ambient. I brani si snodano attraverso linee melodiche semplici ma ben congegnate, soprattutto per quanto riguarda la sezione ritmica, e vengono arricchiti da chitarre sfregiate e campionamenti ossessivi. Basti pensare a “Belzebuth”, dove si trovano assonanze con il noise dei primi Marlene Kuntz e ipnotismi che ricordano la corrente trip-hop intrecciati ad un’onirica nenia, a “Park Ville Napoleon”, personale e angosciante rappresentazione di un luogo reale (una clinica psichiatrica nei dintorni di Mestre), alla bellissima “King” e ancora a “Sirene”, molto vicina ai C.S.I. di “Linea Gotica”, e a “Vollbringen”, in cui la sperimentazione sonora e la psichedelia fanno da padroni. Le voci maschile e femminile alternate e per buona parte volutamente inespressive completano l’opera, complessivamente molto buona nelle intenzioni, un po’ meno nella realizzazione.

Mi spiego: il trio fa ricorso ad artifici non usuali (come la quasi totale assenza di ritornelli nelle canzoni), dimostra un notevole feeling nel lavoro d’ensemble e soprattutto originalità nella ricerca dei suoni. Ma tali ottime qualità nell’album perdono molto del loro carico espressivo - a parte due casi - a causa delle strutture melodiche dei brani, eccessivamente ripetitive; vengono quindi privilegiati più che altro gli accorgimenti estetici, anche di alto livello, e l’ascoltatore non ha la possibilità di apprezzare l’insieme e di poter dire “Caspita! Ho trovato chi logorerà il mio lettore cd per i prossimi giorni”. Così, a volte, l’ascolto non risulta solo difficile (che comunque nella maggior parte dei casi è un bene) ma anche (e soprattutto) poco stimolante.

Ma metto un freno alla mia vena logorroica e concludo! Come già detto il risultato è complessivamente buono e degno di attenzione da parte dei più, anche se sicuramente una maggiore organicità nella stesura avrebbe reso “Baal-zebub” più accattivante e intenso (e gli avrebbe conferito un posto più in alto nella mia personale top list).

E proprio questo deve spingervi a tenere in mente il nome Eroma; viste le premesse, dalla loro evoluzione non ci si può aspettare che piacevoli sorprese.

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La recensione Baal-zebub di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2002-07-19 00:00:00

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