“Cd da ascoltare, non da orecchiare”: queste le parole con cui gli Anterra, gruppo veneto, presentano il proprio lavoro, composto da quattro tracce effettivamente ostiche al primo ascolto. Il motivo è chiaro: confusione, miscuglio di generi che non trovano una definizione…post punk, emo-core, hard core…
I ragazzi non hanno ben chiaro cosa fare e come farlo…chitarrine in levare (che fanno tanto ska, che tira oggigiorno) si mischiano ad assoli death metal, buttati qua e là, e poi ancora via, con distorsioni.
Sicuramente quello che salta subito all’ orecchio, soprattutto in “Sogno azzardato”, è la malinconia per il buon vecchio punk, ma i tre giovani di Auronzo di Cadore ce lo fanno solo ricordare con nostalgia...dove sono quelle belle chitarre grezze e la batteria pestata (qui solo accarezzata)?
C’ è troppa carne al fuoco, troppe idee sviluppate all’ 1%, quindi diventa difficile poter parlare di “tecnica” e analizzare, insomma…gli Anterra ci provano ma non riescono.
C’ è da sperare in qualcosa di buono per il futuro, visto che la “voglia di fare” non manca. La cosa migliore sarebbe, a mio avviso, concentrarsi su un’ idea ed esprimerla in modo più lineare. La perfezione sta nella sintesi…
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La recensione 2002 di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2002-07-25 00:00:00
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