Un disco onesto e sincero, ma schiacciato dai suoi stessi modelli.
Alex Snipers è un entusiasta. Innamorato del classic rock, scrive canzoni a getto e a getto le propone in live acustici su e giù per la penisola. Quarto disco in cinque anni (ma c’è anche un Dvd), che propone il meglio della promozione di Alex, “Familiar To Someone” gioca autoironicamente sulla citazione del famoso live degli Oasis “Familiar To Millions”: là le superstar, qui un quasi buskers sconosciuto ai più nonostante la frenetica attività. Il citazionismo è la chiave del lavoro e della musica di Alex, come si vede anche dalla copertina, che rimanda a “Platoon” di Oliver Stone e a tutta la mitologia del Vietnam. Così, anche nelle canzoni di Alex affiorano di continuo brani ormai classici: per fare solo qualche esempio, il finale accelerato di “Stay With Me” cita “In Between Days” dei Cure; “Let Your Loves Grows” comincia con due accordi, che ritornano nel corso del pezzo, che ricordano quelli iniziali di “Triad” di David Crosby; in mezzo a “Free Your Mind” si trova una citazione esplicita di “Norwegian Wood” dei Beatles. Le citazioni continuano anche nei testi e nei titoli: “The Final Cut” parla infatti di “Pigs On The Wings” (per chi non lo sapesse, sono un disco e un brano dei Pink Floyd). In più il modo di porgere la voce di Snipers è simile al quello di Axl Rose, anche se non ne possiede certo l’estensione.
Tanto amore però non produce i risultati sperati: il suono delle chitarre acustiche è troppo roboante e stanca, per dirne una. Ma più in generale in tutto il disco aleggia un sapore di già sentito, dato anche dalle numerose citazioni, con cui le composizioni originali non reggono il confronto, ma soprattutto dal fatto che, anche se Snipers certamente sa scrivere canzoni, non sa ancora scriverne di memorabili, che rimangano in testa. Siamo ancora nei confini di un apprendistato, nobile, ma insufficiente. Tutta l’imponente massa di materiale prodotto da Snipers dovrebbe essere asciugata, estrapolando un ritornello qui, una strofa là, magari unendoli in una canzone davvero forte e buttando tutto il sovrappiù.
Snipers ama il classic rock. Benissimo, anch’io: e costituisce una parte molto importante dei miei ascolti. Ma Alex dovrebbe ricordarsi di due cose. Uno, che la durata massima di un album era di 40 minuti, negli anni 70. E spesso era già troppo. Uno dei motivi per cui tanta musica memorabile è stata scritta in quel periodo, certo non il primo, sta anche in questo, probabilmente. Due, che la grandiosità del passato del rock può essere fonte di ispirazione, certo: ma può anche schiacciare gli epigoni, se non possiedono ispirazione sufficiente a spiccare il volo per andare più in là. Ma questo certamente non è un problema del solo buon Alex, bensì generale.
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La recensione Familiar To Someone di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2013-01-26 00:00:00
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