Non facile inquadrare questi giovani piemontesi che escono nettamente dai più diffusi canoni musicali dei gruppi di base del nostro Paese. Non solo per il cantato in inglese, ma i Clancy’s sembrano piuttosto un gruppo americano e, se vogliamo guardare a qualcosa di abbastanza vicino nel tempo, ricordano per qualche tratto gruppi come i Counting Crows, specie per una sotterranea ma sempre presente venatura soul. Ma certi paragoni portano comunque fuori strada.
Caratterizzato da una tecnica esecutiva e da una resa sonora decisamente professionali e nettamente superiori alla media, il loro CD si dipana sostanzialmente tra ballate pop raffinate che prendono a tratti degli accenti jazz (come in “Maya”), a volte aggiungono dei caratteri progressive (come nello strumentale “Bad Chaos”, molto riuscito con la parte centrale jazzata) e in certi casi raggiungono livelli di notevole carica emozionale come in “Suffering man”, brano che denota una assoluta maturità nella struttura e negli arrangiamenti e che nel crescendo dell’inciso e in certi passaggi della voce porta alla mente i Radiohead.
Poco altro da dire se non che, pur realizzando proprio il tipo di miscela musicale che non entusiasma chi scrive, i cinque ragazzi torinesi possono per più di una ragione essere considerati, con una parola semplice quanto abusata, bravi.
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La recensione Thus di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2002-07-26 00:00:00
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